Page 360 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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REALTÀ  INTERNAZIONALE  DEL  REGNO  DEL  SUD                      359

              collaborare con i britannici ed i sovietici  ma  non volevano concedere ai
              loro alleati un interesse politico predominante in Italia. Guidati da prin-
              cipi generali vagamente articolati gli americani volevano andare a  nuota-
                                                                     2
              re  nel  mare  della  politica  mediterranea  senza  bagnarsi" .< 3>
                   A differenza degli Stati Uniti, la Gran Bretagna era tutt'altro che re-
              stìa ad impegnarsi nel Mediterraneo, sia militarmente, attraverso la stra-
              tegia periferica costantemente propugnata da Churchill, che politicamente,
              per riconquistarvi quel controllo indispensabile ai suoi interessi imperiali
              che l'Italia aveva  cercato di contrastare a  partire dalla guerra d'Etiopia.
              La  politica punitiva della Gran Bretagna verso l'Italia non solo soddisfa-
              ceva un elementare desiderio di vendetta (quasi inesistente,  per varie ra-
              gioni,  negli  Stati  Uniti),  ma  era  anche  necessaria  per  eliminare  defini-
              tivamente dalla scena una potenziale rivale.< 24 > Come la Francia, vittorio-
              sa  ma indebolita dopo la  prima guerra mondiale,  non aveva  potuto per-
              mettersi di  essere generosa con la  Germania,  così la  Gran Bretagna, che
              nel primo dopoguerra aveva moderato le asprezze dei francesi, ora, sicura
              della vittoria, ma prevedendo di  uscire stremata dalla lunga lotta,  ne  se-
              guiva l'esempio di arcigna severità. La politica britannica mancava di ele-
              menti costruttivi:  "Una volta  ridimensionata l'Italia al  rango  di  potenza
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              minore' ...  -  ha scritto Varsori <5)  -  sarebbe stata la stessa debolezza del-
              l'Italia postbellica a consigliare ai futuri gruppi dirigenti del paese, e poco
              importava quali,  di affidarsi prudentemente alla  protezione britannica".
              In questo senso nella politica britannica "il con servatorismo ideologico"
              aveva  "un  ruolo  sostanzialmente  trascurabile  rispetto  alle  esigenze  con-
              nesse  con la  convinzione  di  poter conservare un'influenza  prevalente in
              ltalia".< 26 > Churchill poteva avere un'ovvia simpatia per le  monarchie in
              genere,  ma cercare in ciò la  chiave (o  anche solo  un elemento di  rilievo)


              (23)  Edelman,  op.  cit. ,  p.  9-10;  cfr.  ibi,  p.  40  e  45  e  Miller,  op.  cit.,  p.  38  e  68.
              (24)  Lo  aveva  ben  compreso  B.  Croce,  Quando  l'Italia  era  tagliata  in  due.  Estratto  di  un
                  diario  (luglio  1943-giugno  1944),  Bari,  1948, p.  32,  diario del  13-11-43:  "Sospetto
                  che tutto ciò convenga alla politica inglese, che vuole l'Italia come campo di batta-
                  glia, ma vuole lasciare il  suo popolo in condizioni d'inferiorità e d'impotenza per
                  non averne imbarazzo nel rimaneggiamento che  farà dell'Europa". Cfr.  Di Nolfo,
                  Problemi ... ,  cit.,  p.  298-299.
              (25)  Gli alleati e l'emigrazione ... , cit., p . 322, che ibi, p. 324 riproduce anche l'opinione
                  concorde  di  Ellwood.
              (26)  C.  Pinzani,  "Gli Stati Uniti e la  questione istituzionale in Italia (1943-1946)", in
                  Italia  contemporanea,  n.  134,  gennaio-marzo  1979,  p.  16.








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