Page 358 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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REALTÀ  INTERNAZIONALE DEL  REGNO  DEL  SUD                       357


             solo alla Germania nazista, perché perfino la resa del Giappone fu accom-
             pagnata dalla  garanzia del  mantenimento  della  istituzione  imperiale.  In
             realtà la tesi della resa in condizionata era "una specie di coperchio sopra
             un  ribollire  frenetico  di  ipotesi  alternative".0 )  Negli  Stati  Uniti,  all'in-
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             fluenza degli ambienti liberai,  intransigenti verso Casa Savoia, si contrap-
             ponevano i conservatori-pragmatici, forti soprattutto nel Dipartimento della
             guerra, ma ben piazzati anche nel Dipartimento di Stato.03) Un documen-
             to di quest'ultimo riconosceva nel gennaio  1943  che "Casa Savoia, benché
             compromessa con il fascismo,  resta  (va)  in teoria la legittima fonte di autorità dello
             Stato italiano" e avrebbe costituito quindi l' interlocutore ufficiale "meno opi-
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             nabile"  delle Nazioni Unite al momento del crollo dell'Italia.0 > In febbraio
             il Segretario di Stato Cordell Hull riconobbe che "Casa Savoia ... poteva ave-
            . re sufficiente appoggio da parte degli elementi conservatori in Italia, compresi l'ari-
             stocrazia, l'esercito e il mondo rurale, da mantenere il potere sovrano almeno durante
             il periodo di transizione tra il regime fascista  ed il suo stabile successore'' .0 )  Tut-
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             tavia in marzo il presidente Roosevelt respinse la parte di un documento
             del Dipartimento di Stato nella quale si accennava alla eventuale necessità
             di dover attenuare la politca di sospensione delle "prerogative della Coro-
             na" prevista in Italia, ribadendo di voler instaurare nei territori occupati
             della  penisola  un governo  militare.06)
                  Il Dipartimento della guerra non condivideva il cauto sostegno dato
             dal Dipartimento di Stato agli esuli e ai gruppi antifascisti negli Stati Uni-
             ti. Le divergenze tra i due dicasteri riguardo alla politica italiana rimasero
             un dato  costante.<l7)  Ancora  nel  settembre  1943  Cordell Hull,  ed ancor
             più il  consigliere presidenziale Harry Hopkins, si  pronunciarono contro
             il riconoscimento della  monarchia e  del governo  Badoglio,  mentre il  se-


             (12)  E. Di Nolfo,  "L'armistizio dell'8 settembre  1943 come problema internazionale",
                 in  Otto  settembre  1943 ... ,  cit.,  p.  71.
             (13)  Cfr. A. Varsori, Gli alleati e l'emigrazione democratica antifascista (1 940-1943), Firenze,
                 1982, p.  326 e]. E. Miller,  The  United  States  and Italy  1940-1950.  The  Po/itics  and
                 Diplomacy of Stabi/ization, Chapel hill an d Lo n don,  1986, p. 36, che sottolinea il de-
                 clino  dell'influenza  dei  /ibera/s  dopo  il  novembre  1942.
             (14)  D.  W.  Ellwood,  L 'alleato  nemico.  La politica  dell'occupazione  anglo-americana  in  Italia
                 1943-1946,  Milano,  1977,  p.  265 .
             (15)  "All'ambasciatore a  Londra,  Winant,  9-2-43",  in  FRVS,  vol.  cit.,  p.  322.
             (16)  Cfr.  E.  S.  Edelman,  Incrementa/  Invo/vement.  Ita/y  and  United  States  Foreign  Po/icy,
                 1943-1948, tesi di dottorato alla Yale University, microfilmata, Ann Arbor,  1985,
                 p.  65.
             (17)  Cfr. ibi,  p.  13  e  Miller,  op.  cit.,  p.  67.








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