Page 362 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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REALTÀ  INTERNAZIONALE  DEL  REGNO  DEL  SUD                       361

              luglio di essere disposto a  "trattare con qualunque persona o gruppo di
              persone in Italia che ci  può meglio dare per prima cosa  il disarmo e se-
              condo garanzie  contro  il  caos". (3l)
                   Proprio alla  vigilia  della  caduta del fascismo,  gli  americani,  che in
              un primo tempo intendevano eliminare qualunque autorità italiana dopo
              la firma della resa incondizionata e far assumere tutti i poteri dal governo
              militare alleato, erano stati convinti dai britannici che ciò avrebbe impo-
              sto un peso eccessivo agli anglo-americani. Per di più i diritti di un occu-
              pante militare riconosciuti dal diritto internazionale e dalla convenzione
              dell'Aja sarebbero stati insufficienti per le esigenze alleate.<3Z)  Era quindi
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              meglio  agire  attraverso  una  "accettabiie  amministrazione  italiana". < >
                   Nei giorni immediatamente successivi al25 luglio fu decisa la proce-
              dura che si  concretizzò poi nella firma  dei due armistizi, quello  "breve"
              di Cassibile e quello  "lungo"  di Malta,  soddisfacendo così  i  desideri sia
              dei britannici che degli americani. Questi ultimi ritenevano che Eisenho-
              wer, se avvicinato dagli italiani, dovesse proporre loro un testo breve, con-
              tenente  solo  clausole  militari,  per  ottenere  una  rapida  capitolazione.  I
              britannici avrebbero invece preferito far sottoscrivere subito tutte le clau-
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              sole,  anche quelle politiche ed economiche.<3 > Churchill comunque com-
              prese che la procedura in due tempi aveva i suoi vantaggi e non presentava
              troppi rischi: "Se riusciremo ad imporre condizioni di emergenza, questo
              significa  che gli  italiani saranno dati  a  noi  mani e piedi legati" .<35)  Agli
              emissari italiani fu  comunicato che si esigeva da loro ''la resa incondizio-
                                                                                  6
              nata", i cui termini prevedevano però "una capitolazione onorevole" <3 >
              e che, se  "le condizioni di armistizio non contempla(va)no l'assistenza at-
              tiva dell'Italia nel combattere i tedeschi", tuttavia "La misura nella quale


              (31)  Cfr. Kimbal (ed. by), op.  cit.,  p.  366 e Aga  Rossi,  L'Italia nella sconfitta ... , cit.,  p.
                   113-14.
              (32)  Infatti,  osservò  il Foreign  Office,  "(i) non  avremmo diritti sul territorio italiano da
                   noi non occupato ... sulle proprietà nemiche, sulle forze  e le truppe al di fuori  del
                   territorio da noi occupato ... (ii) non avremmo poteri sovrani nel territorio occupa-
                   to e quindi non potremmo realizzare cambiamenti fondamentali  nelle  leggi  locali
                   o nel sistema di governo; (iii) gli italiani non avrebbero alcun obbligo di collabora-
                   re  con  noi"  (Woodward,  op.  cit.,  p.  469).
              (33)  Cfr.  ibi,  p.  469-471;  Edelman,  op.  cit.,  p.  68-71;  Miller,  op.  cit.,  p.  49-50.
              (34)  Cfr.  Woodward,  op. cit.,  p.  472-475 .
              (35)  A.  Eden, 31-7-43, in W. Churchill, La seconda guerra mondiale, V, La morsa si stringe,
                   tr.  it.,  Milano,  1965,  p.  2388.
              (36)  lbi,  p.  2411.








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