Page 366 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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REALTÀ INTERNAZIONALE DEL REGNO DEL SUD 365
cobelligerante, gli alleati cercarono di ottenere the best of both worlds per
quanto riguardava i prigionieri di guerra italiani. Come prigionieri ap-
partenenti ad una nazione nemica i soldati italiani dovevano essere sorve-
gliati e non potevano essere impiegati in lavori, secondo la convenzione
di Ginevra. Se l'Italia fosse divenuta un alleato, essi avrebbero dovuto es-
sere liberati. In regime di cobelligeranza gli alleati volevano che i nostri
soldati rimanessero prigionieri ma venissero utilizzati in qualunque tipo
di lavoro in ogni parte del mondo.< 50 > La preoccupazione soprattutto bri-
tannica di non lasciare alcuna scappatoia legale in cui gli italiani, notoria-
mente abili giuristi, potessero infilarsi sfuggendo allo stretto controllo alleato
trovò espressione nelle minuziose clausole dell'"armistizio lungo", giudi-
cate da Macmillan "così mal formulate che quasi ognuna di esse .. risulta
ambigua" , " frutto di lambiccature ad olio di candela durate sei mesi nei
ministeri dei nostri governi" . Fin dal 3 agosto anche Roosevelt aveva os-
servato che le poche clausole dell' "armistizio breve avrebbero potuto" "es-
sere tutto quello che occorre", mentre l' "armistizio lungo" avrebbe potuto
"essere o troppo impegnativo o inadeguato".<50
La dichiarazione di guerra alla Germania e il conseguente riconosci-
mento della cobelligeranza italiana chiusero una prima fase della vita del
Regno del sud e ne definirono meglio lo status internazionale. Si acuiva
però il problema dell'allargamento della base politica del governo Bado-
glio ai partiti antifascisti. Già adombrata nella seconda metà di settem-
bre, la questione era destinata a tenere banco, tra alti e bassi, fino alla
"svolta di Salerno" . Gli anglo-americani dovevano decidere il loro atteg-
giamento nel caso di un rifiuto di Sforza e di altri antifascisti di entrare
nel governo senza l'abdicazione del Re e la rinuncia al trono del Principe
di Piemonte. Macmillan indicò con grande chiarezza vantaggi e svantaggi
di provocare l'abdicazione di Vittorio Emanuele III. I primi erano " ovvi i
e attraenti. Una tale condotta sarebbe (stata) in armonia con i fondamen-
tali scopi di guerra degli alleati e con la loro ultima riaffermazione a
Mosca. L'opinione pubblica britannica ed americana, specialmente que-
st'ultima, ne sarebbero (state) compiaciute". Ma senz' altro maggiori era-
no gli svantaggi:" Non siamo certi che tutta l'Italia condividerà le vedute
note degli intellettuali di Napoli e supposte dei leaders di Roma. Non co-
(50) Cfr. F. G. Conti, "Il problema politico dei prigionieri di guerra italiani nei rappor-
ti con gli alleati (1943-1945)", in Storia contemporanea, a. VII, n. 4, dicembre 1976,
p. 865-875.
(51) Macmillan, Diari ... , cit., p. 445; Churchill, La morsa ... , cit., p. 2388.
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