Page 368 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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REALTÀ  INTERNAZIONALE  DEL  REGNO  DEL  SUD                       367

                   In ultima analisi le posizioni britanniche e statunitensi non erano lon-
              tanissime.  Churchill sosteneva la  necessità di dare la  precedenza alle  esi-
              genze militari e quindi di lasciare il  Re  e Badoglio ai loro posti fino  alla
               conquista di Roma (ritenuta imminente), anche perché a  nome del CLN
               lvanoe Bonomi aveva  invitato  a  rinviare a  tale  momento  l'allargamento
               del governo. "Tutti gli altri uomini politici che stanno in Italia- e in partico-
               lare quelli che stanno a Roma con  in testa Bonomi ecc.  -  osservò  Mac-
               millan (5S)  -  appoggeranno  il  Re  e  faranno  sapere  per  tutti  i  canali
               possibili che questa è la loro intenzione. A decidersi in questo senso  non
               li  spinge la volontà di volere effettivamente sostenere il Re, ma è un fatto
               che  non vogliono  che  Sforza  e tutta la  combriccola  di  Napoli  si  prenda
               tutto". In tale situazione, secondo Macmillan e il Foreign  0/fice,  non tocca-
               va agli alleati premere pro o contro il Re:  "La prima cosa da fare  in que-
               sta  fase  è un assoluto  non  intervento  annotò  il  primo  nel  suo  diario  il  l  0
               novembre (59)  -  Se  possono, gli  italiani devono  cavarsela  da  soli.  L'uni-
               ca cosa su cui dobbiamo insistere è che -  monarchia o repubblica, ditta-
               tura o governo a base ampia -  devono essere lealmente osservati i termini
               dell'armistizio".  A quest'ultimo proposito il governo britannico propose
               di rendere pubblico il testo dell "armistizio lungo", per impegnare in an-
               ticipo  a  rispettarlo  qualunque  futuro  governo  italiano.< 60 >
                   Gli  americani,  con una visione  meno  ristretta,  cercavano  di  tenere
               in maggior  conto le  remore degli  antifascisti.  Significativo  al  riguardo  è
               un memorandum del  10 novembre dell'assistente segretario di Stato Ber-
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               le < 0  nel quale si  sosteneva la  necessità di perseguire allo  stesso tempo e
               di armonizzare tra loro gli obiettivi politici e quelli militari. Se era essen-
               ziale mantenere integre per il momento le  istituzioni civili e militari dello
               Stato, era anche opportuno trovare il modo di assicurare la collaborazio-
               ne di quegli antifascisti che non potevano in coscienza giurare fedeltà alla
               monarchia. La soluzione proposta, considerata simile alla politica seguita
               da Mazzini al momento dell'unificazione italiana, prevedeva come primi
               punti:  "(l) La  liberazione  dell'Italia  è l'interesse  principale;  la  forma  di
               governo è al momento secondaria. (2) Gli uomini che riconoscono questa
               necessità e sono pronti a  subordinare ad essa  le  considerazioni politiche



               (58)  Diari di  guerra ... ,  cit.,  p.  405;  cfr.  Woodward,  op. cit. ,  p.  517.
               (59)  Diari di  guerra ... ,  cit.,  p.  393;  cfr.  ibi,  p. 405  e  Edelman,  op.  cit.,  p.  128.
               (60)  "The British Embassy  to  the  Department of State,  Aide-Mémoire",  23-11-43,  in
                   FRUS,  vol.  cit.,  p.  395-96.
               (61)  Ibi,  p.  423-25 ; cfr.  Edelman,  p.  130 e  133.








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