Page 371 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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               zio lungo" < l  e il suo rivolgersi direttamente al Re  Giorgio VI ed al pre-
               sidente Roosevelt per sollecitare una rapida liberazione di tutto il territo-
               rio italiano, il ritorno alla giurisdizione italiana di tutte le regioni liberate
               e  un  cambio  della  lira  più  favorevole.

                    I generali Ambrosio e Roatta, rispettivamente capo di Stato Maggio-
               re Generale e del Regio Esercito, rivelarono inizialmente le stesse illusioni
               del Sovrano, credendo, a settembre e ottobre, che l'Esercito italiano potes-
               se affiancarsi agli anglo-americani come un vero e proprio alleato.<66)  Ba-
               doglio  mostrò  invece  maggiore  duttilità,  fosse  essa  dovuta  a  migliore
               comprensione della  realtà o all'ambiguo  disegno  di differenziarsi dal Re
               offrendosi agli alleati come loro interlocutore privilegiato. Premuto dal So-
               vrano, il maresciallo sollecitò senza convinzione concessioni in cambio della
               dichiarazione di guerra alla Germania, ma, alla vigilia della firma dell' "ar-
               mistizio lungo",  non insistette "inopportunamente sull'eventuale aspira-
               zione ad essere considerato in senso stretto un alleato" e gli alleati ebbero
               la  "netta impressione"  che  non vi  fosse  "bisogno  di  fare  concessioni  di
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               sorta" .< l  Probabilmente Badoglio  comprese  di  essere  considerato  dagli
               anglo-americani  il  vero garante  del  rispetto  delle  condizioni  armistiziali
               e che la  sua posizione era meno esposta ad attacchi di quella  del Re.  Di
               qui la  sua  disponibilità alla  soluzione  che  lo  avrebbe visto  reggente  con
               Sforza presidente del consiglio. Tramontata tale ipotesi, sul finire del1943
               Badoglio  apparve l'interlocutore privilegiato  della  Gran Bretagna (men-
               tre Sforza puntava su Washington), salvo poi giocare spregiudicatamente
               la carta sovietica ed infine,  nell'aprile  1944, rivolgere agli  Stati Uniti un
               esplicito appello ad assumere la leadership in Italia:  "Gli americani sbaglia-
               no quando a lunga scadenza rinunciano alla loro posizione nel Mediterra-
               neo ... I vostri alleati britannici e sovietici sembrano reRdersene conto. Perché
               voi vi ritirate? ...  Ciò lascia la gente con l'impressione che vogliate abban-



               (65)  Cfr. P. Puntoni, Parla Vittorio Emanuele III, Milano,  1958, p.  154, 173-176, 191-192;
                   Degli  Espinosa,  op. cit.,  p.  111-115;  De  Leonardis,  La  Gran  Bretagna  e la  monar-
                   chia ... , cit., p. 71-72. Le due lettere in PRO, Prime Minister's Papers (PREM 3), 242/6
                   (a Giorgio VI) e in FRUS vol.  cit.,  p. 374-375 (a Roosevelt, identica tranne intesta-
                   zione e saluti); la risposta del presidente ibi, p.  3 79-380, quella del Re d'Inghilterra
                   in]. W .  Wheeler-Bennett,  King  George  VI- His  Life  and Reign,  London,  1958,  p.
                   582-583.
               (66)  Cfr.  G.  Conti,  Il Primo  Raggruppamento  Motorizzato,  Roma,  1984,  p.  10  e  Loi,  op.
                   cit.,  p.  213.
               (67)  Macmillan,  Diari di guerra ... ,  cit.,  p.  341;  cfr.  Woodward,  op.  cit.,  p.  506.









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