Page 376 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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REALTÀ  INTERNAZIONALE  DEL  REGNO  DEL  SUD                      375

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               reciproche". <7 l L'autorizzazione fu  concessa  dal consiglio  dei  ministri  il
               27 dicembre, ma fu tenuta bloccata per due mesi dagli alleati. Questi, sem-
               pre a fine dicembre, comunicarono che un rappresentante italiano sarebbe
               stato ascoltato nella successiva riunione del Comitato, il 7 gennaio 1944, e
               contemporaneamente lanciarono "un discreto ammonimento al governo Ba-
                                                                                  79
               doglio contro ogni eventuale tentazione di giocare la  carta di Mosca" .< l
                    Si intrecciarono così fin  dall'inizio i due aspetti, internzionale ed in-
               terno, di quella che sarebbe stata chiamata la  "svolta di Salerno", con la
               speranza del governo italiano da un lato di allargare le proprie possibilità
               di azione diplomatica fino ad allora compresse dagli anglo-americani, dal-
               l' altro di superare anche l'ostilità dei partiti antifascisti trovando un pun-
               to  d'intesa  con  i  comunisti.
                    Il Regno del sud poteva naturalmente contare sulla simpatia della Santa
               Sede, che peraltro non ebbe parte alcuna nelle vicende del25 luglio e dell'8
               settembre e non ebbe praticamente rapporti con il governo Badoglio. In-
               fatti l'ambasciata italiana presso la Santa Sede mantenne una linea di bas-
               so  profilo,  per  non  irritare le  autorità  tedesche  e  fasciste,  finché,  posto
               di fronte a loro forti  pressioni, l'ambasciatore Francesco Babuscio Rizzo
               all'inizio del  1944 si  rifugiò all'interno della Città del Vaticano.  Le  diffi-
               coltà di comunicare con il Regno del sud lo obbligarono "per qualche tempo
               ad attribuire alla propria presenza presso la Corte pontificia un significa-
                                          80
               to più che altro simbolico".< l Naturalmente la  Santa Sede non riconob-
               be  la  Repubblica  Sociale  Italiana,  in  base  alla  regola  che  "non  si  usa
               riconoscere dejure  Governi che si costituiscono durante la guerra, a causa
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               della  guerra,  quando  vi  è già  un  Governo  legale".< l
                    Il Vaticano aveva  deplorato la  formula  della  resa incondizionata ed
               aveva seguito "attentamente tutte le dichiarazioni alleate relative alla resa
               dell'Italia",  scrutando  "qualunque cosa  possa  implicare  delle  'condizio-
               ni'.<82l  Dal canto  suo  La  Civiltà  Cattolica  giudicò  la  cobelligeranza  come


               (78)  Cit. in F.  D'Amoya, "Cobelligeranza e politica estera (ottobre 1943- dicembre 1944):
                   la prospettiva dei rapporti italo-sovietici", in La cobelligeranza italiana ... , ci t., p. 136.
               (79)  Toscano,  La  ripresa  delle  relazioni  diplomatiche fra  l'Italia  e l'Unione  Sovietica ... ,  cit.,
                   p.  13 7.  Per  una  ricostruzione  dettagliata  di  queste  vicende,  quì  sommariamente
                   riassunte,  cfr.  i saggi  citati  alle  note  76-78  e  Di  Nolfo,  La svolta  di  Salerno ... , cit.
               (80)  I.  Garzia,  Pio  XII e l'Italia  nella  seconda  guerra  mondiale,  Brescia  1988,  p.  295.
               (81)  "Notes du Cardinal Maglione"  (segretario  di  Stato),  27-9-43,  in  Actes  et  documents
                   du Saint Siège  relatifs à la seconde guerre mondiale,  vol.  7,  Le  Saint Siège  et la guerre  mon-
                   diale:  novembre  1942- décembre  1943,  Città  del  Vaticano,  1973,  p.  652.
               (82)  Tittman a Hull,  31-7-43, in E.  Di Nolfo,  Vaticano e Stati Uniti,  1939-1952 (dalle carte
                   di  Myron  C.  Taylor),  Milano,  1978,  doc.  n.  122.








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