Page 379 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
P. 379
378 MASSIMO DE LEONARDIS
parte si fosse compreso meglio che i britannici non miravano a sostenere
la monarchia ma solo ad utilizzarla, dall'altra si fosse stati più consapevoli
che il pericolo comunista non offuscava i rancori derivanti dal passato" .< 88 >
Già nel 1950 Togliatti aveva espresso un giudizio analogo su Rinascita:
"Chi è stato in Italia negli ultimi mesi del '43 e nel '44, sa che ciò che
più faceva piacere agli alleati anglosassoni era che tra italiani si esasperas-
se il dibattito istituzionale, in modo che fosse impedito l'accordo, anzi fosse
impedita anche solo la presa di posizione sui problemi concreti della par-
tecipazione dell'Italia alla guerra, della ricostituzione di un Esercito na-
zionale, dei diritti del nostro paese come "cobelligerante".< 9> È doveroso
8
riconoscere che Togliatti seppe apparire più "patriottico" di altri antifa-
scisti democratici, che coprirono di disprezzo e di accuse il ricostituito
Esercito italiano solo perché ancora "Regio".
Nel 1967 uno dei più intelligenti diplomatici italiani di questo do-
poguerra, Pietro Quaroni, affermava: "L'armistizio del 1943 non è stato
soltanto il crollo della politica estera fascista, è stato, se si vuole, il crollo
di tutta la politica estera che, più o meno vagamente, era stata seguita dal
Regno d'Italia, dal momento del suo inizio". (90) Considerazione recente-
mente ripresa, in forma più estremizzata, da un altro diplomatico, giusta-
mente apprezzato anche per i suoi numerosi saggi storici, Sergio Romano,
secondo il quale "il ruolo dell'Italia nelle vicende europee era stato chiara-
mente definito sin dal settembre 1943", i cui avvenimenti dimostrarono
"che l'Italia non poteva né badare da sola alla propria sicurezza né dare
un contributo determinante alla difesa del proprio territorio. Furono i fatti,
in quelle drammatiche giornate del settembre 1943, che fissarono le gran-
di linee della politica estera italiana per gli anni successivi e ne deter-
minarono le scelte principali".<90 Valutazioni certo interessanti, ma che
sembrano imputare ad un singolo evento ciò che invece dipende da circo-
stanze e processi storici precedenti e successivi ad esso, alcuni dei quali
per di più del tutto indipendenti dall'influenza dell'Italia.
(88) M. De Leonardis, La Gran Bretagna e la resistenza partigiana in Italia (1943-1945),
Napoli, 1988, p. 399.
(89) Cit. in Pinzani, art. cit., p. 17, n. 53.
(90) P. Quaroni, "Chi è che fa la politica estera in Italia", in M. Bonanni (a cura di),
La politica estera della Repubblica Italiana, Milano, 1967, vol. III, p. 810.
(91) S. Romano, Guida alla politica estera italiana, Milano, 1993, p. 5-6.
I-VOLUME-quarto-anno-1994.indd 378 03/03/16 17:03