Page 384 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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VECCHIO E NUOVO NEL "GOVERNO DEL SUD" 383
storia d'Italia dagli albori del Risorgimento: se lo Stato dovesse rimanere
monarchia costituzionale, quale era almeno nominalmente tornata dal 25
luglio 1943, o mutarsi in Repubblica (democratica, socialista, comunista,
neoguelfa ... ). Continuare a bollare il governo del Re come "del Sud" servì
- e continuò a servire nella polemica partitico - storiografica postbelli-
ca - per dire che solo dopo la resa e la cosiddetta "fuga a Brindisi" (o
"di Pescara" o come altrimenti venne detto il ragionevole trasferimento
del governo dall'indifendibile capitale in territorio libero da ex alleati e
da vincitori) lo Stato aveva cessato di esistere e sarebbe risorto solo con
la resistenza armata, quale espressione di un ordine nuovo germinato dal-
la ribellione dei partigiani non solo contro i tedeschi (o nazisti) e i loro
alleati "interni" (R.S.I., repubblichini, fascisti ... ) ma soprattutto contro
la Corona che dal 18 5 9-61 a v eva usurpato il Risorgimento e confiscato
a beneficio proprio (cioè della conservazione) Risorgimento e unificazio-
ne nazionale. La formula "Governo del Sud" fu dunque una tra le armi
più efficaci della guerriglia ideologico-partitica protrattasi in Italia molto
oltre la fine del secondo conflitto mondiale e lo stesso referendum istituzio-
nale del2 giugno 1946: essa servì da terreno di convergenza- oggettiva,
se non intenzionale- tra quanti ritennero che comunque il "nuovo" stesse
nella liquidazione del "vecchio Stato" (monarchico) molto più che nel duello
tra fascisti e antifascisti, impegnati in una lotta senza esclusione di colpi
per impadronirsi di un "futuro della storia" che vedeva entrambi i con-
tendenti guardare molto oltre l'ordinamento monarchico costituzionale e
puntare all' "ordine nuovo" (formula infatti utilizzata da Gramsci come
da un movimento postbellico di estrema destra eversiva) riecheggiante, sia
pur capovolto, il "nuovo ordine" tanto discusso nel 1942.
In questa sede, per parte nostra, utilizziamo l'espressione "Regno del
Sud" solo per la sua valenza, del tutto convenzionale, di governo che, mal-
grado l'esclusivo riconoscimento ottenuto da parte delle Nazioni Unite,
ebbe sovranità diretta solo su una parte del territorio nazionale. A esclu-
dere che "del Sud" abbia una qualsiasi portata riduttiva o, meno ancora,
regionalistica sta infine la sua stessa composizione: uomini di tutte le re-
gioni, raccolti al servizio del Re, nel segno della continuità dello Stato.<3l
(3) Oltre all'astigiano Badoglio, il Governo comprese, nella fase dei 'sottosegretari', cioè
propriamente " del Sud", il fiorentino Dino Philipson, il salernitano Pietro Capasso,
il lombardo Ettore Casati, (alla Giustizia, in successione al partenope Gaetano Azza-
riti), il palermitano Guido Jung, il milanese Raffaele de Courren, il campano Raffae-
le De Caro, il pugliese Epicarmo Corbino, ... : un ventaglio rappresentativo dell'intera
tradizione unitaria, dunque (vedi M. Missori, Governi, Alte cariche dello Stato, Alti Ma-
gistrati e Prefetti del Regno d'Italia, Roma, Min. Beni Culturali, 1989).
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