Page 385 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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Altra insuperata ambiguità è data dalla polivalenza dei termini, pur
così ricorrenti, di "vecchio" e "nuovo". Come "progressisti", "conserva-
tori" e altre formule proprie della polemica politica, non identificate con
istituti e realtà storicamente individuabili (com'è invece il caso di monar-
chia e repubblica), "nuovo" e "vecchio" sono "segni" che apparentemen-
te implicano una valutazione storica positiva o negativa, ma per la loro
genericità, rimangono, a ben vedere, nient'altro che strumenti di propa-
ganda. Sul piano del giudizio storico e proprio col vantaggio del prover-
biale senno del poi, molto di quanto a suo tempo venne presentato come
" nuovo" e per tale fu accolto dalla storiografia, nell'ottica attuale risulta
invece intriso di vecchio; mentre, all'opposto, paiono più ricche di futuro
talune prospettive affacciate nella crisi dell'estate 1943 da chi, agli occhi
della generalità del Paese, e non solo di esso, figurava come irrimediabil-
mente vecchio e superato: a cominciare dal Re.
Primo e principale obiettivo del governo Badoglio, dalla sua anoma-
la costituzione (e forse anche per ribadire quale fosse la sua rappresentati-
vità, malgrado gli originari "vizi di forma"), fu di assicurare l'ordine
interno: condizione non sufficiente ma sicuramente necessaria per abili-
tarlo a compiere qualsiasi passo in politica internazionale; sia per eludere
un eccesso di tutela da parte dell'alleato germanico, sia per presentarsi
quale interlocutore affidabile agli occhi delle Nazioni Unite e specialmen-
te degli anglo-americani che avevano messo all' "attivo" del loro conto la
prospettiva di un "collasso interno" , cioè che "dopo l'accettazione delle
condizioni d'armistizio, tanto il Re quanto Badoglio sprofondassero sotto
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l'odio provocato dalla resa". < l
Badoglio conseguì l'obiettivo con incisività superiore alle più rosee
previsioni, anche perché se il grosso degli italiani, come ormai è larga-
mente documentato e acquisito, era favorevole alla fine del regime fasci-
sta e alla cessazione delle ostilità, gli stessi fascisti avevano tutto da
guadagnare da un governo che, se da un canto procedeva a smantellare
l'edificio politico e la presenza pubblica del Partito Nazionale Fascista,
dall'altro, almeno nei giorni immediatamente seguenti l'insediamento, non
(4) M. Eden a W. Churchill cit. in M. Toscano, Dal 25 luglio a//'8 settembre, Firenze, Le
Monnier, 1966 p. 14; vedi anche A. A. Mola, "Corona governo, classe Politica nella
crisi del settembre 1943", in AA.VV., Otto settembre 1943. L 'armistizio italiano 40 anni
dopo, Atti del Convegno internazionale, Milano 7/8/1983, Roma, Ministero della Di-
fesa p. 195 e sg.
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