Page 389 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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388 ALDO A. MOLA
Sul trono da quarantatré anni, in tutti i salienti decisivi della storia
italiana Vittorio Emanuele III era intervenuto in prima persona per assu-
mere le decisioni fondamentali. Se già all'indomani del regicidio di Mon-
za aveva assecondato la moderazione del governo presieduto da Giuseppe
Saracco, che riuscì a superare la grave prova :;enza ricorrere a misure ec-
cezionali di pubblica sicurezza, per unanime riconoscimento fu il giovane
Sovrano a incoraggiare e a garantire la "svolta liberale" di primo Nove-
cento, con l'ascesa di Giuseppe Zanardelli e il ritorno di Giovanni Giolitti.
A lui risalirono anche le decisioni assunte nei passaggi fondamentali
della politica estera nel quindicennio precedente l'intervento dell'Italia nella
grande guerra a fianco dell'Intesa anziché degli Imperi Centrali, cui pure
era stata legata, con la Triplice Alleanza, dal 1882. Bastino, a conferma,
la visita del Presidente della Repubblica Francese, Emile Loubet, a Roma
nel 1904, e l'incontro di Racconigi con lo zar di Russia, Nicola Il, nell' ot-
tobre 1909, che suggellò il mutamento di scenario destinato a cambiare
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l'esito della sempre più imminente conflagrazione europea.< >
Ancora una volta esposto di persona con il famoso "consiglio della
Corona" dinanzi a quella crisi di Fiume che il governo e Forze Armate
ingarbugliavano anziché sciogliere, come egli stesso narrò all'aiutante di
campo, Paolo Puntoni, Vittorio Emanuele III dovette farsi carico delle sorti
politiche dell'Italia anche sulla fine dell'ottobre 1922, quando erano per-
sino troppi (da Nitti a d'Annunzio, da Salandra a Mussolini e nel vuoto
d'iniziativa dei cattolici del Partito popolare italiano e dei socialisti di Tu-
rati e Matteotti) a cercar di trarre per sé il massimo vantaggio dalla tu-
multuosa ascesa dello squadrismo fascista. "Nei momenti difficili tutti sono
segue nota
il Gran Mufti di Palestina: "un'udienza alla quale il Re annette molta importanza"
annotò Puntoni (op. cit., p. 85). Una pacata rilettura del diario dell'aiutante di cam-
po, mentre fa avvertire tutti i limiti dei pochi profili biografici di Vittorio Emanuele
III sinora disponibili (per es. R. Bracalini, Il Re "vittorioso" , pref. di U. Alfassio Gri-
maldi, Milano, Feltrinelli, 1980; A. Spinosa, V. E. Ili: l'astuzia di un Re, Milano, Mon-
dadori, 1990 e le povere pagine di D. Mack Smith, I Savoia, Re d'Italia, Milano, Rizzoli,
1990: sui quali vedi C. Galimberti, A. A. Mola, Re d'Italia e Maestà dello Stato, qua-
derno n. 2 di Movimento Monarchico Italiano, Milano, 1991) sollecita all'approfon-
dimento della personalità del Sovrano, decisiva per comprendere il corso della storia
nazionale.
(8) P. Puntoni, op.cit., p. 62-63 (17 luglio 1941). L'8 novembre 1942, mentre mostrava
di apprezzare !"'indubbia intelligenza, la genialità e la grande capacità di lavoro"
di Mussolini il Re osservò: "Per quanto riguarda la Storia ha vaste lacune e ciò è
molto grave per un uomo di Stato".
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