Page 391 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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Col suo speciale cifrario ne conveniva anche Pio XII che il 16 marzo
1942 incaricava l'aiutante di campo del Re di portare il suo saluto e la
sua benedizione al "Sovrano che è la vera fortuna d'Italia". Valutazione,
codesta da attribuire alla percezione, propria di un Pontefice dotato di
alta cultura e fine senso della storia, del fatto che a sua volta Vittorio Ema-
nuele III, malgrado disponesse di servizi informativi diretti di gran lunga
più esigui di quelli utilizzati dal governo, aveva il vantaggio di una supe-
riore conoscenza degli animi e di quel realismo che lo induceva a spegne-
re le speranze di quanti confidavano nell'assicurazione di speciale bene-
volenza da parte del Regno Unito o, alternativamente, degli Stati Uniti
d'America e a ritenere assolw:amente improbabile un'alleanza con la Francia
"in caso di sconfitta" egli commentava è meglio non farsi troppe illusioni
e non aggrapparsi a inutili e false promesse.0°>
Tali premesse giovano a comprendere la freddezza caratterizzante i
rapporti tra il Sovrano e il Maresciallo d'Italia, designato capo del gover-
no da Vittorio Emanuele in successione a Mussolini. Il Re se ne attendeva
infatti un'iniziativa capace di assicurare l'ordine pubblico nel segno della
conciliazione nazionale, cioè della massima valorizzazione di tutte le forze
istituzionali, organizzazioni, correnti di opinione ... - volte a convergere
in una sorta di "partito nazionale" al di fuori e al di sopra di qualsiasi
ulteriore divisione degli italiani in fazioni, ideologie, clan regionali, grup-
pi d'interesse ... Su quelle basi -la ricomposizione unitaria della nazione
- sarebbe stato possibile tentar di trattare una pace a condizioni più ono-
revoli rispetto a quella "resa senza condizioni" che le Nazioni Unite ave-
vano deliberato imporre ai nemici o di affrontare le conseguenze della
prospettiva peggiore.
Viceversa a fine agosto 1943 il Re concludeva che il governo si era
abbandonato a "persecuzioni inutili" (il secondo arresto del maresciallo
Ugo Cavallero, l'assassinio di Ettore Muti, giudicato "offensivo e nocivo
per l'intero Corpo dei Carabinieri" da un osservatore acuto quale Puntoni)
e che Badoglio si trovava ormai "in balia di tutte le correnti più turbolente".
(10) Al riguardo v. le considerazioni di C. Jean, Morte e riscoperta dello Stato-nazione, Mila·
no, Angeli, 1991; di B. Vigezzi, Politica estera e opinione pubblica in Italia dall'unità
ai giorni nostri, Milano,Jaca Book, 1991 (con speciale riferimento al Cap. Dal1943
ai giorni nostri) e di S. Romano, Guida alla politica estera italiana dal crollo del fascismo
al comunismo, Milano, Rizzoli, 1993. Consistenza, modus operandi e ruolo effettiva-
mente svolto da quello che noi chiamiamo " partito nazionale" rimangono tuttavia
da approfondire al di sopra delle letture sinora troppo schematiche e ideologica·
·mente condizionate della storia d'Italia. Taluni spunti vennero offerti da P. Bairati,
Vittorio Valletta, Torino, Utet, 1990.
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