Page 393 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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alla pace separata poteva passare attraverso il ripristino delle prerogative
della Corona, ancora una volta riconosciuta unica possibile sintesi della
Nazione.
Codesto ragionamento era meno paradossale di quanto sarebbe poi
apparso alla polemistica di parte e a certa storiografia tendenziosa. A dif-
ferenza dei movimenti d'opinione e futuri micropartiti di orientamento
radicalmente antimonarchico, proclivi a spingere la loro ostilità molto ol-
tre l'istituto della Corona, alimentandola con espressioni di avversione per-
sonale nei riguardi del Re e del Principe ereditario, costoro s'interrogavano
infatti sulla effettiva disponibilità di mezzi necessari e sufficienti per ope-
rare lo sganciamento dall'alleanza e garantire la tutela degli interessi na-
zionali e li individuavano nelle Forze Armate, il cui lealismo nessuno era
così ingenuo da mettere in discussione. Tali personalità, convergenti in
un "blocco nazionale" con tutti i requisiti di moderno "partito" occiden-
tale.OI) Infine, non trovavano realistica alternativa in alcuna ventilata "ini-
ziativa di popolo", in nessun movimento di massa atto a svolgere un ruolo
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non solo antagonistico ma di supplenza rispetto alle Forze Armate.0 >
I giorni immediatamente precedenti l'imposizione delle dimissioni
a Mussolini - che fu azione infine decisa e attuata personalmente da Vit-
torio Emanuele III, il quale vi dette prova di un'energia individuale non
ancora sufficientemente apprezzata dalla storiografia - dettero la misura
della vastità dei consensi concentratisi attorno alla Corona. Se da un can-
to maturò l'ordine del giorno Grandi-Federzoni-Bottai, sul quale si rac-
colse poi la maggioranza dei componenti del Gran Consiglio del fascismo
nella notte fra il 24 e il 2 5 luglio, dall'altro oltre sessanta senatori presenti
a Roma (manifestamente a nome della maggior parte dei componenti del-
la Camera Alta: ma già quanto rappresentativi essi stessi) avanzavano
(11) V. al riguardo V. Ilari, Storia del servizio militare in Italia, IV, Soldati e partigiani
(1943-1945), Roma, Centro Militare Studi Strategici, Rivista Militare, 1991. Sulla
modestia del volontariato e della 'iniziativa di popolo' concordano storici e memo-
rialisti: da G. Bocca a G. Amendola, da L. Valiani a P. Bertinaria. Al riguardo
va riletto il discorso da F. Parri pronunziato al Teatro Eliseo di Roma il 13 maggio
1945 (Venti mesi di guerra partigiana, Roma, Milano, " Quaderni dell'Italia libera")
con sferzante riferimento agli "eroi della sesta giornata (. .. ) che ormai i partigiani,
che furono poche centinaia di migliaia, ora si contano a milioni ( ... ) È andata sem-
pre così ( ... ) ma speriamo che queste storie man mano si eliminino", p. 16-17).
(12) C. Giannuzzi, "Dal Senato regio al Senato della Repubblica" in La nascita del Senato
repubblicano, prof. di G. Spadolini, Roma, Senato della Repubblica, 1989, p. 103
(Lettera del 22 luglio con la quale 63 senatori chiedono la convocazione del Senato
in seduta Plenaria, e relativo seguito).
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