Page 396 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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VECCHIO  E NUOVO  NEL  "GOVERNO  DEL  SUD"                        395

               mani delle orchestrate ostilità mussoliniane contro l'Azione Cattolica) con
               la concessione dell'Ordine a Eugenio Pacelli, all'epoca Segretario di Stato
               di Pio XI. Di tale strategia non rimase più alcuna traccia nei mesi di Brin-
               disi e Salerno,  desolatamente vuoti per chi viene messo  in condizione di
               non poter  ricevere giacché si  vide  nei  fatti  sbarrata la  via  di  concedere.
                    Analogo discorso va fatto a proposito del conferimento delle insegne
               degli altri Ordini dinastici attraverso cui il Re era andato plasmando, nel
               corso del tempo, una dirigenza al servizio dell'ideale superiore di Patria,
               al di sopra di calcoli partitici o di fazioni.  Gli avari riconoscimenti mani-
               festati nei riguardi della sua opera personale da parte del presidente degli
               USA, Roosevelt, e del premier britannico, Churchill, erano quindi destinati
               a  rimanere pressoché privi  di  eco  e  di  efficacia,  per l'indisponibilità  di
               strumenti attraverso i quali il Sovrano avrebbe altrimenti potuto farne pre-
               messa  per il  consolidamento di  un  "corpo morale"  capace di  esprimere
               pienamente il volto  nuovo dell'Italia post-fascista. In carenza di  tale rea-
               lizzazione, il Paese si  sarebbe trovato alle  prese con la  vecchia  disputa tra
               fascisti e antifascisti, destinata a perpetuare una divisione che solo la Co-
               rona era in condizione di sormontare e di consegnare definitivamente al
               passato, come già era avvenuto per altre non meno profonde lacerazioni,
               sin  dagli  albori  dell'unione.06)
                    Ancora pochissimo si  sa  sulle relazioni dirette intervenute o tentate
               da Vittorio Emanuele III  con i capi di Stato delle  Nazioni Unite.  Anche
               le pregevoli ricerche di Massimo de Leonardis non hanno potuto condur-
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               re oltre il silenzio delle fonti.0 > Di sicuro sappiamo invece che i governi
               nemici -  a  cominciare da  quello  britannico -  sin  dall'inizio del  1943
               avevano  raggiunto  la  certezza  del  fatto  che  Badoglio  fosse  "fermamente
               convinto che l'Asse non [potesse} vincere la guerra" e -  molto più grave
               e decisivo  sul lungo  periodo -  che  il  maresciallo  "non [era}  più fedele


               (16)  Op. cit.
               (17)  Cfr. E. Aga  Rossi,  L 'inganno  reciproco.  L 'armistizio tra l'Italia e gli Anglo-americani del
                   settembre  1943,  Roma,  Min.  per  i  Beni  Culturali,  1993,  p.  108,  ove  si  riproduce
                   il rapporto del Sir. Charles Hambro al generale Ismay, nel cui ambito si legge:  "Sin
                   dal  maggio  1942  il  nostro  rappresentante SOE  a  Berna  è  stato  in  contatto  con  i
                   marescialli Badoglio e Caviglia in Italia. Il contatto è mantenuto tramite attraverso
                   un intermediario nel  quale  il  rappresentante SOE  a  Berna  ripone piena fiducia  e
                   col quale egli  ha  collaborato in altre occasioni per un lungo periodo.  Egli  è anche
                   un amico del maresciallo Badoglio e i suoi genitori antifascisti  non sono mai stati
                   messi in dubbio. Egli  ribadisce che Badoglio è ora fermamente convinto che l'Asse
                   non puo vincere la guerra, egli non è più fedele alla Casa reale e vuole, al momento
                   giusto,  prendere  il  potere  e  costituire  un governo  Militare ... ".









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