Page 400 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
P. 400

VECCHIO  E NUOVO  NEL  "GOVERNO  DEL  SUD"                        399

               gici del quarto anno di guerra, occorre quindi fermare l'attenzione. In quella
               sede vennero chieste a gran voce l'abdicazione del Re e l'esclusione di Um-
               berto,  principe di  Piemonte,  dalla  successione  al  trono.
                    E lì proprio Benedetto Croce capitanò le più arroganti pretese " rivo-
               luzionarie" dalle quali trasparivano gli umori degli antichi 'moti' del Mez-
               zogiorno più che il senso dello Stato lungo i secoli coltivato dalla tradizione
               sabauda e poi fatto  proprio dalla Terza Italia. Anche Croce, come Sforza
               e altri  liberai-democratici,  faceva  dunque suo  il  proposito  di  addebitare
               a  "un uomo, un uomo solo" la  colpa di  tutti i guai: al  Capo dello  Stato.
                    Codesto in vero risultò l'aspetto più vieto e potenzialmente corrosivo
               dell'Italia sorgente dalle rovine del fascismo e dalla guerra: pronta, appunto,
               non già a un esame di coscienza collettivo, a un severo bilancio della pro-
               pria storia, bensì corriva a esorcismi che finivano per accomunare l'ante-
               fascismo,  certo antifascismo e la  stessa Repubblica Sociale Italiana:  tutti
               "soggetti" aspiranti a imporre "ordini nuovi" in un Paese che aveva biso-
               gno  di  recuperare la  propria Tradizione.  Fu in  un'Italia  di  tal fatta  che
               il Re apprese da fonte di terza mano che Tito Zaniboni, maldestro atten-
               tatore alla vita di Mussolini nel remoto 4 novembre 1925, era stato nomi-
               nato  Alto  Commissario  per  l'epurazione.  Anziché  quella  del  "partito
               nazionale",  iniziava  l'ora  della  consociazione  dei  vecchi partiti  nel  CLN.
                    Per molti  e vitali  aspetti la  nazione affermatasi  col  Risorgimento  e
               l'unificazione era ormai allo sbando: ma non per effetto della  resa incon-
               dizionata bensì perché affiorava la !abilità politica della dirigenza riemer-
               gente da vent'anni di regime e di cui dette prova il già ricordato convegno
               di  Bari dei  CLN.  Come gli  uomini cessano  di  credere in Dio quando lo
               invocano, così anche molti marescialli, generali, senatori regi e vitalizi mo-
               strarono di  non credere più nel Re  perché lo  vollero  "vedere"  e chiesero
               ch'egli  regna~se e governasse  per levarli  ancora  una  volta  dagli  impicci
               nei  quali essi  avevan cacciato il  Paese.  Delu~i, ritennero di far  meglio la
               propria parte chiedendone petulantemente l'abdicazione, così inchiodan-
               do l'Italia alletto di  Procuste della questione istituzionale, che attraversò
               l'intero 1944 e condizionò il seguito della storia nazionale sino al Trattato
               di  Pace  del  l O febbraio  194 7.


















   I-VOLUME-quarto-anno-1994.indd   399                                                 03/03/16   17:04
   395   396   397   398   399   400   401   402   403   404   405