Page 388 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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VECCHIO  E NUOVO  NEL  "GOVERNO  DEL  SUD"                        387

                   Viene solitamente  ricordato  che  nelle  conversazioni  egli  soleva  fer-
              marsi prevalentemente su dettagli episodici, e se  ne è dedotto che avesse
              curiosità per gli aneddoti anziché capacità di sintesi. Invero il Re possede-
              va appieno, anche se di rado le manifestava, quelle idee generali su natura
              e storia degli uomini (in lui oltretutto corroborate da vasto e accurato stu-
              dio  della geografia),  che dispensano  dal ritornare continuamente a  ciba-
              dirle, riservando invece il tempo ad approfondire i particolari. Allo stesso
              modo, per ordinare ciascuna singola moneta nella sua collezione non ave-
              va  bisogno  di  riprendere  ogni  giorno  un  discorso  generale  sulla  numi-
              smatica.
                   Un'interpretazione suggestiva della sua concezione di sovranità ven-
              ne raffigurata da Davide Calandra nel grande altorilievo bronzeo nel qua-
              le è raffigurata la monarchia costituzionale, addossata alle querce della Legge
              e dell'Ordine, alle spalle del banco della presidenza della Camera dei De-
              putati verso la ieratica opulenza della sovranità, fiancheggiata dai simboli
              della forza  e della  Diplomazia, convergono gli  antenati della  Casata,  dai
              primi conti e duchi da un lato e dei  re  dall'altro, sino allo stesso Vittorio
              Emanuele III, a cavallo e a capo scoperto: dinanzi alla Storia, al cui giudi-
              zio  infine egli  rimetteva l'opera sua. Vegliato da presso da Umberto dal-
              l' alto cimiero, Vittorio Emanuele III si volle raffigurato nella Camera elettiva
              quale erede di una lunga teoria di Guerrieri (cognome scelto da Vittorio
              Emanuele II  per i figli  avuti  da Rosa  Vercellana)  a  cominciare dall'Um-
              berto di Biancamano accompagnato dall'animale emblematico della fedel-
              tà.  Vittorio  Emanuele  III  non  s'era  mai  adagiato  nella  finzione  secondo
              la  quale  "il re  regna  e  non  governa".
                   A differenza degli Stati da secoli giunti a più solida forma e nei quali
              il ruolo della Corona era quindi andato assumendo valore simbolico men-
              tre il potere effettivo risultava trasferito nelle mani di plenipotenziari (co-
              me in Gran Bretagna, che però costituisce, al riguardo un caso pressoché
              unico), l'Italia era frutto di un processo di unificazione da poco compiuto
              e neppure definitivamente sancito nella visione coltivatane proprio da quel
              Vittorio Emanuele III  che  il  27  aprile  1942  raccomandava  a  Mussolini,
              in partenza per l'incontro di Salisburgo con Hitler, di non transigere sulle
              rivendicazioni italiane verso la Francia, giacché "senza la Corsica e il Niz-
              zardo l'Italia non è completa" e pertanto senza tali annessioni, a suo giu-
              dizio,  "per l'Italia  la  guerra  sarebbe  stata  perduta" .m


              (7)  Cfr. P. Puntoni, Parla Vittorio  Emanuele III,  intr. di R.  de Felice, Bologna, Il Mulino,
                 1991 (2 •  ed.,  l •  Milano,  Palazzi,  1957), p.  87. Il  13  febbraio  il Re aveva ricevutO








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