Page 372 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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REALTÀ INTERNAZIONALE DEL REGNO DEL SUD 371
donarci nelle mani della Gran Bretagna e dell'Unione Sovietica".<6Bl Il se-
gretario generale f.f. del ministero degli esteri, Prunas, abile diplomatico
della vecchia scuola, per uscire dal cerchio soffocante del controllo anglo-
americano, sviluppò la sua azione diplomatica verso l'URSS e la Francia.
Altrettanto irrealistico di quello del Re fu l'atteggiamento dei partiti
antifascisti. Se Vittorio Emanuele III credeva che l'aver allontanato Mus-
solini e messo a disposizione degli alleati tutte le strutture dello Stato ita-
liano a cominciare dalle Forze Armate gli procurasse l'assoluzione del suo
passato, i partiti si illusero che la loro verginità antifascista inducesse au-
tomaticamente gli anglo-americani a consegnare loro il potere. Muoven-
dosi fino alla "svolta di Salerno" "come se le esigenze militari alleate non
dovessero a vere rilievo", (69) i partiti antifascisti "congiuravano per il falli-
mento di una ricostituzione seria e operante, attorno alla vecchia bandiera
del Regno d'Italia, d'una Forza Armata già vincolata al Re da giuramento
e che continuasse ad osservarlo sul territorio nazionale ove il Re era pre-
sente e a ca p o dello Stato". (70)
Tale atteggiamento non poteva non irritare il Premier britannico, che
osservò duramente: "Non credo che Sforza rappresenti qualcosa che spin-
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gerà gli uomini a uccidere o morire". < l Reso acido dal non aver raggiunto
il potere, Sforza perse il senso della misura scrivendo all'assistente segre-
tario di Stato Berle: "Per ciò che riguarda il Re, egli sta preparando un
terribile neofascismo; Badoglio deplora questo ma non fa nulla; egli per-
mette a tutti i fascisti di diventare un corpo di nuove reclute per un nuovo
Esercito regolare fascista (per uccidere italiani, non i tedeschi)". <72l Sfor-
za, uomo della stessa generazione del re Vittorio Emanuele III, ne condivi-
deva, certo con ideali, motivazioni e mezzi differenti, lo scopo di fondo
mantenere all'Italia "almeno il ruolo di 'the least of the great powers'.
(68) Così riferì Murphy le parole di Badoglio, cit. in E. Di Nolfo, "La svolta di Salerno
come problema internazionale", in AA.VV., 1944. Salerno capitale. Istituzioni e Socie-
tà, Napoli, 1986, p. 44; cfr. De Leonardis, La Gran Bretagna e la monarchia ... , cit.,
p. 72 e 75.
(69) E. Di Nolfo, "Sistema internazionale e sistema politico italiano: interazione e com·
patibilità", ora in A. Varsori (a cura di), La politica estera italiana nel secondo dopoguer-
ra (1943-1957), Milano, 1993, p. 70.
(70) G. Artieri, Cronaca del Regno d'Italia, II, Dalla Vittoria alla Repubblica, Milano, 1978,
p. 875.
(71) Churchill a Roosevelt, 6-11-43, cit.
(72) 17-12-43, in FRVS, vol. cit., p. 439.
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