Page 369 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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              immediate possono essere inseriti nella vita politica italiana. (3) Per colo-
              ro che rifiutano di accettare la fedeltà alla monarchia, si dovrebbe escogi-
              tare una formula  per permettere loro  di  dichiarare  fedeltà  e  promettere
              obbedienza al comando militare italiano mentre esso  opera in collabora-
              zione con il quartier generale alleato, accompagnata da un accordo di non
              promuovere riunioni politiche suscettibili di indebolire lo sforzo militare
              italiano". Era l'idea della  "tregua istituzionale", messa poi in opera con
              la "svolta di salerno". Alla fine, quando Badoglio il16 novembre costituì
              il cosiddetto governo dei sottosegretari, gli  alleati scelsero appunto la via
              del  non  intervento;  al  riconoscimento  formale  non  corrispose un  deciso
              sostegno politico, anzi la stampa e gli  organi di propaganda alleati conti-
              nuarono ad appoggiare i partiti antifascisti. Gli alleati avevano innescato
              gli  attacchi  al  Re  e  a  Badoglio  con  le  loro  insistenze  per l'allargamento
              del  governo  ed  ora,  osservò  un  funzionario  britannico,  "probabilmente
              gli  attacchi  da  sinistra  sarebbero  cresciuti  in  violenza  più all'estero  che
              in Italia".< 62 > Si  potrebbe osservare  che gli  alleati  andarono  contro  la  li-
              bera volontà delle popolazioni del Regno del sud non certo perché sosten-
              nero il Re  e Badoglio, ma anzi perché non persero occasione di umiliarli
              e di dare spazio ai loro oppositori. I risultati del referendum istituzionale
              del  1946 dimostrarono infatti che nel sud si voleva (con maggioranza schiac-
              ciante)  la  monarchia  e  non  la  repubblica,  il  Re  e  non  Sforza.

                   Sul finire del 1943 la realtà istituzionale ed internazionale del Regno
              del sud si  andava consolidando. In dicembre il  I raggruppamento moto-
              rizzato riportò la bandiera del Regio Esercito in prima linea nel combatti-
              mento di Montelungo. Ai suoi 5000 uomini toccò il compito di riscattare
              l'onore  delle  nostre armi  e  di  iniziare  a  "pagare il  biglietto  di  ritorno"
              e si potrebbero rivolgere loro le stesse parole che Churchill diresse ai pilo-
              ti da caccia della RAF all'indomani della battaglia d'Inghilterra: "Mai nel
              campo delle umane lotte, tanto fu  dovuto da un così gran numero di uo-
              mini  a  così  pochi" . Sempre all'inizio  di  dicembre gli  alleati  decisero  di
              trasferire all'amministrazione italiana, sotto la  tutela della  Commissione
              alleata di controllo, tutta l'Italia meridionale, mantenendo il governo mili-
              tare alleato  solo  nelle  zone  prossime al  fronte. Tale  misura,  entrata  poi
              in vigore l' 11  febbraio  1944, non significava tuttavia una rinuncia degli



              (62)  Ibi, p. 135; cfr. ibi, p.  127 e De Leonardis, La Gran Bretagna e la monarchia ... , cit.,
                   p.  78-80.








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