Page 480 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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LA COBELLIGERANZA: ASPETTI DIPLOMATICI DELL'ATTIVITÀ MILITARE 477
non pensava affatto, sicuro che l'armistizio militare non abbisognasse di
ulteriori documenti, come è del resto logico pensare da parte di chi, supe-
rata la burrasca del momento critico dell'8 settembre, riprendeva a svol-
gere la politica del cambiamento di fronte che aveva deciso di perseguire
e chiede che, avendo adempiuto alla condizione posta dagli Alleati (la firma
dell'armistizio), si passi a stabilire i termini della collaborazione con essi
nella guerra contro la Germania. Di questo aveva parlato il 15 settembre
con Macmillan e Murphy; ed Eisenhower aveva perfettamente inteso que-
sto discorso. Ed ora si sente invece rispondere che l'alleanza non è per
ora possibile; si può però parlare di cobelligeranza - e fin qui tutto bene
- ma in ogni caso deve prima firmare un nuovo documento, la resa in-
condizionata, del tutto incompatibile con qualsiasi tipo di collaborazione
poiché ne precludeva ogni possibilità. Alle sue proteste gli dissero che non
c'era nulla da discutere perché si trattava di un atto cui l'Italia era tenuta
in base all'art. 12 dell'armistizio militare. E all'argomento giuridico segui-
rono, com'era logico che facessero, le minacce di applicare in pieno all'I-
talia la condizione di paese vinto e quindi passaggio di ogni potere al
governo militare alleato e rigida applicazione, ovviamente, anche di tutte
le clausole del nuovo testo. Badoglio e il Re si piegarono e l'indomani il
Capo del Governo disse alla delegazione alleata che avrebbe firmato ma
che protestava per quanto concerneva l'espressione resa incondizionata
(titolo del documento e art. la) che non rientrava in quanto l'Italia era
obbligata ad accettare, e per l'ineseguibilità di molti degli impegni che gli
si chiedevano. «Dopo molto discutere>>, dicono gli appunti di Macmillan
sul colloquio, «si è convenuto che il governo italiano dovesse prima firmare,
ma che, a conforto delle sue ragioni, si raccomandassero al gen. Eisenho-
wer due atti: a) scrivere una lettera al maresciallo Badoglio per rassicurar-
lo sulla questione della incapacità fisica del suo governo ad applicare le
clausole, e per spiegare come alcune delle clausole di fatto fossero già su-
perate dagli eventi succedutisi dopo il 3 settembre; b) il gen. Eisenhower
avrebbe fatto conoscere verbalmente al suo governo quanto prema agli
italiani l'emendamento dell'intestazione dell'atto di armistizio e l' omissio-
ne della clausola la>>.<50)
(50) Appunto di Macmillan sul colloquio con Badoglio, 28 settembre 1943, in Macmil-
lan, op.cit., p. 236-237. Per il punto a) vedi nota 55; per dare attuazione al punto
b): Eisenhower allo Stato Maggiore Combinato, 30 settembre 1943, in Chandler,
op. cit., vol. III, p. 1469-1470, e Roosevelt a Churchill, l ottobre 1943, in FRUS
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1943, vol. II, p. 381 e Kimball, op. cit., p. 485-486.
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