Page 487 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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               stanzialmente in modo indolore. "È impressionante", scrisse Goebbels sul
               suo diario "che un movimento rivoluzionario il quale ha tenuto il potere
               per ventuno anni possa essere liquidato in questo modo" .<3>  Il Regime fa-
               scista,  più che sconfitto,  era semplicemente  scomparso.
                    Temendo una stagione di vendette che l'assassinio di Ettore Muti sem-
               brava presagire, alcuni  "irriducibili" esponenti del passato Regime ave-
               vano riparato in Germania, dove erano stati raggruppati a  Koenigsberg
               e Rastenburg, nella Prussia orientale. Si trattava per lo più di gerarchi di
               secondo piano, come l'ex Presidente dell'ONB ed ex ministro delle Cor-
               porazioni Renato Ricci,  membri del Governo come l'ex ministro dell'A-
               gricoltura Giuseppe Tassinari, il penultimo ministro della Cultura Popolare
               Alessandro Pavolini e il sottosegretario agli Interni Guido Buffarini Gui-
               di, e vecchi esponenti del Partito caduti in disgrazia durante il Ventennio
               come Roberto Farinacci. Completavano l'elenco dei  più noti il figlio  del
               Duce, Vittorio, ed il giornalista antisemita Giovanni Preziosi. Celati die-
               tro pittoreschi pseudonimi e quasi segregati, i fuoriusciti restarono sostan-
               zialmente in attesa dell'evolversi degli avvenimenti. Inizialmente Hider aveva
               ipotizzato la creazione di un "governo fascista in esilio" con a capo Fari-
               nacci, il quale sarebbe rimasto in carica sino alla liberazione di Mussoli-
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               ni. <> Il progetto era naufragato dopo un burrascoso colloquio tra il Fiihrer
               ed  il gerarca,  sul  quale gravavano  i  sospetti  tedeschi  di  tradimento.<5>
                    Il  progetto  di un  "governo fascista  in  esilio"  divenne  nuovamente
               attuale dopo 1'8  settembre. Subito dopo l'annuncio dell'armistizio italia-
               no, da Koenigsberg, Pavolini, Vittorio Mussolini e Ricci iniziarono a lan-
               ciare, tramite ponti radio, appelli ai fascisti in Patria affinché si schierassero
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               al fianco delle truppe tedesche in arrivo dal Brennero.<> Il  10 settembre

               segue  nota
                  Milano,  1992, p.  19); il giorno dopo, da Milano, il console tedesco Halem scriveva
                  che"( .. ) gruppi di fascisti si sono barricati in casa e oppongono resistenza armata".
                       .
                  Nonostante ciò -  e traspaiono qui le  scarse speranze nutrite dai tedeschi in un'e-
                  ventuale insurrezione fascista -  "( ... )Milano offre durante il giorno un quadro nor-
                  male"  (Ibidem,  p.  20).
               (3)  ]. Goebbels, Diario intimo (a cura di G. Monicelli), Mondadori, Milano, 1948, p. 538.
               (4)  Ibidem,  p. 541. Nel diario del Ministro della Propaganda tedesco gli epiteti usati nei
                  confronti dell'ex Segretario del PNF denotano inequivocabile disprezzo:  "babbeo" ,
                  "sciocco maldestro", "imbecille", "cesta di legno"  ecc..  (Ibidem,  p.  539,  541, 547).
               (5)  Ibidem,  pp. 547-548. " Qui", scrivono Alfassio Grimaldi e Bozzetti "si può dire che
                  abbia veramente termine la carriera politica di Farinacci" (U. Alfassio Grimaldi-G.
                  Bozzetti,  Farinacci.  Il più fascista,  Bompiani,  Milano,  1972,  p.  226).
               (6)  A.  Petacco,  Pavolini.  L'ultima  raffica  di  Salò,  Mondadori,  Milano,  1982,  p.  159.









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