Page 488 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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PRESUPPOSTI SOCIALI  ED  ORGANIZZATIVI DELLA  R.S.I.              485

               Radio Monaco comunicò la costituzione di un non meglio precisato "Go-
               verno Nazionale Fascista" .< )  Contemporaneamente, in molte regioni del-
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               l'Italia  occupata  dai  tedeschi,  iniziarono  a  sorgere  gruppi  spontanei  di
               fascisti animati da uno spirito di vendetta, i quali per certi aspetti anda-
               vano al di là non solo dell'armistizio ma persino del 25  luglio.  "Chi sia-
               mo?", si leggeva in un volantino distribuito in quei giorni da una di queste
               bande autonome, "I soliti, quelli picchiati, maltrattati, cacciati dagli im-
               pieghi, non solo dai comunisti ma anche dai superiori camerati".<S)  Sta-
               va nascendo quella contraddittoria dicotomia che avrebbe caratterizzato
               tutta la  breve e drammatica storia  della  Repubblica  di  Salò:  da  un lato
               un gruppo di vecchi gerarchi e di intellettuali, divisi dalle esperienze poli-
               tiche passate e dalle idee sul futuro ma uniti nella volontà di erigere uno
               Stato nuovo, con le sue regole e i suoi fondamenti costituzionali; dall'altro
               una base estremista, spesso animata da un sanguigno spirito di rivincita,
               refrattaria all'autorità, e che vedeva nei  "traditori" del 25 luglio e dell'8
               settembre la  personificazione di vent'anni di frustranti  compromessi, di
               arricchimenti illeciti, di rendite di potere che avevano snaturato lo spirito
               diciannovista del fascismo-movimento.  Una divisione che neanche Mus-
               solini, liberato dai tedeschi il 12 settembre, sarebbe riuscito a ricomporre.

                    La  domanda che ci  si  pone è come mai il  Mussolini  di  Ponza,  che
               si  considerava "definitivamente" sconfitto e che sognava di ritirarsi con
               la sua famiglia alla Rocca delle Caminate, avesse alla fine accettato il ruolo
               di leader di uno Stato a sovranità limitata, di Quisling italiano subalterno
               ai tedeschi e completamente impotente rispetto all'evolversi del conflitto.
               Luigi Bolla, responsabile del Servizio Assistenza Internati della RSI,  nelle
               sue memorie individua nella scelta del Duce due motivi:  "Il desiderio di
               mantenersi fedele alla parola data con il Patto d'Acciaio; la preoccupazione
               di risparmiare all'Italia gli orrori di un'occupazione tedesca non tempera-
               ta da una presenza italiana attiva".<9) In effetti il destino che inizialmen-
               te Berlino aveva riservato all'Italia non lasciava dubbi: "Il Fiihrer", scrisse
               Goebbels subito dopo l'armistizio italiano "è fermamente convinto a fare
               tabula rasa in Italia" .o o)  Cospito e Neulen, riportando l'opinione di Da-
               vid Irving,  aggiungono  a  questi  almeno altri due motivi.  Da un lato,  la


                (7)  N .  Cospiro  - H.  W.  Neulen,  Salò-Berlino:  l'alleanza  difficile,  cit.,  p.  11.
                (8)  G.  Bocca,  La Repubblica  di  Mussolini,  Laterza,  Bari,  1977,  p.  16.
                (9)  L. Bolla, Perché a Salò.  Diario della Repubblica Sociale Italiana, (a cura di G.B. Guerri),
                   Bompiani,  Milano,  1982,  p.  96.
               (10)].  Goebbels,  Diario  intimo,  (a  cura  di  G.  Monicelli),  cit.,  p.  572.








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