Page 490 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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PRESUPPOSTI  SOCIALI  ED  ORGANIZZATIVI  DELLA  R.S.I.            487

               i fatti  dell'estate 1943, ma addirittura veniva chiamato in causa come re-
               sponsabile delle catastrofi militari subite dall'Italia nel corso di tutto il con-
               flitto.  "Date queste condizioni, non è il regime che ha tradito la monarchia,
               ma è la  monarchia  che  ha  tradito  il  regime" .05)  Vennero  quindi  fissati
               i postulati del nuovo Partito-Stato: riprendere le armi al fianco della Ger-
               mania, riorganizzare l'Esercito e la Milizia, eliminare i traditori ed infine
               "annientare le  plutocrazie parassitarie e fare del lavoro finalmente il sog-
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               getto dell'economia e la base infrangibile dello Stato".0 > La  conclusione
               del discorso  era un implicito richiamo a  quello  "Stato di  popolo"  che  il
               Duce si  era ripromesso di edificare attraverso l'applicazione della  Carta
               del Lavoro: "Contadini, operai e piccoli impiegati! Lo Stato che uscirà da
               questo immane travaglio sarà il  vostro e come tale lo  difenderete contro
               chiunque sogni ritorni impossibili".<17) Il discorso  di Mussolini trovò un'e-
               co nelle delibere del primo Consiglio dei Ministri, riunitosi alla Rocca del-
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               le  Caminate il  2 7  settembre, < > dove  si  decise  tra  l'altro  la  creazione  di
               un sindacato corporativo, la "Confederazione Generale del lavoro e della
               tecnica", che sarebbe stato collegato politicamente al PFR, ed il manteni-
               mento di quella Commissione per l'accertamento degli arricchimenti ille-
               citi dei membri del passato Regime voluta da Badoglio.09)  Le  prerogative
               di tale organismo, presieduto dal Procuratore generale presso la Corte d' Ap-
               pello  di Trieste,  Pittone, vennero ampliate spingendo le  indagini sino al
               periodo 1918-1922, con lo scopo di individuare la corruzione del vecchio
               regime  monarchico-liberale.



               (15)  Ibidem,  p.  4.
               (16)  Ibidem,  p.  4.
               (17)  Ibidem,  p.  5.
               (18)  Poco  i nomi  di  spicco,  nel  Governo  neofascista.  A  parte Mussolini,  il  quale oltre
                   che Capo dello Stato e del Governo dovette ob torto collo assumersi il Dicastero degli
                   Esteri, dato il rifiuto di numerosi diplomatici ed ambasciatori a riconoscere la nuo-
                   va entità statale, si segnalavano soltanto Buffarini Guidi agli Interni e- dopo este-
                   nuanti trattative -  il maresciallo Rodolfo Graziani alla  Difesa.  Gli altri ministeri
                   furono distribuiti tra funzionari di partito o burocrati quasi sconosciuti, che in al-
                   cuni casi avrebbero comunque dimostrato notevoli capacità amministrative. Da no-
                   tare che l'ambasciatore a Salò Rahn "collaborò" nella formazione dell'esecutivo (R.
                   Rahn, Ambasciatore di Hitler a Vichy e Salò,  Garzanti, Milano,  1950, p. 279). Interes-
                   santi i commenti tutt'altro che  lusinghieri  con  cui  L.  Bolla  descrive  i membri del
                   Governo repubblicano, e che dimostrano la scarsa considerazione che gli  ammini-
                   stratori del nuovo Stato avevano verso i loro dirigenti (L. Bolla, perché a Salò. Diario
                   della  Repubblica  Sociale  Italiana,  (a  cura  di  G.  B.  Guerri),  cit.,  p.  124-125).
               (19)  "P riunione del  Consiglio  dei  ministri  repubblicano",  in  E. e D.  Susmel (a  cura
                   di)  Opera  omnia  di  Benito  Mussolini,  vol.  XXXII,  cit.,  p.  7-8.








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