Page 495 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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terno dello Stato. Nel programma di quello che fu definito lo "Spirito di
Salò" ,< 32 > l'unicità del Partito non era messa in discussione, e la democra-
zia si sarebbe dovuta realizzare all'interno del PFR attraverso un sistema
di eleggibilità dal basso degli organismi dirigenti.
Se la sinistra basava la sua ragione d'essere sull'aggettivo "sociale"
della denominazione del nuovo Stato, la componente "liberale" si ispira-
va maggiormente alla scelta di campo repubblicana compiuta dal neofa-
scismo. Assai forte soprattutto nel giornalismo (Mirko Giobbe, Giorgio
Pini), in alcuni ambienti già antifascisti (Concetto Pettinato) e appoggiata
da esponenti politici di primo piano (dal ministro della Giustizia Pisenti
a quello dell'Educazione Biggini fino all'eroe di guerra Carlo Borsani), la
corrente liberale sosteneva la trasformazione democratico-pluralista del si-
stema autoritario e propugnava il coinvolgimento delle forze politiche an-
tifasciste in una sorta di "Unione sacra" antimonarchica e mazziniana.
Edmondo Cione, nelle sue memorie, individua le origini di queste posi-
zioni nei tentativi di apertura ai partiti antifascisti intrapresi prima del
25 luglio da alcuni ambienti di Corte e da taluni esponenti del PNF.<33)
Forti soprattutto di organi di stampa a grande diffusione (dal Corriere
della Sera al Resto del Carlino alla Nazione) i liberali ebbero una breve
stagione di successi nei giorni immediatamente precedenti il Congresso
di Verona: in alcune città (Pisa, Venezia, Modena, Verona) si giunse alla
liberazione di alcuni esponenti antifascisti ed in seguito, ad incontri tra
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emissari del PFR ed attivisti socialisti e repubblicani.<3 > Un generale della
Milizia inviò al Duce una proposta di "Governo di Coalizione" privo ad-
dirittura di una rappresentanza fascista.<35) Esasperato dalla propaganda
"conciliatrice" dei liberali, Mussolini decise di intervenire per frenarne
gli entusiasmi: "Abbiamo combattuto vent'anni", disse il Duce al Capo
della sua segreteria particolare Dolfin "per essere fascisti. Rinunciare og-
gi all'idea solo perché gli avvenimenti non ci sono attualmente favorevoli
è un atto di suprema viltà! La guerra che si combatte sui vari continenti
è ideologica per tutti coloro che la fanno. Domandiamo un pò ai russi
se sono disposti a rinunciare all'ideale politico per il quale si battono. Sta-
(32) La definizione, riportata dal Bocca, è di Giorgio Almirante, che fu esponente di
tale corrente all'interno del PFR e del Governo (G. Bocca, La Repubblica di Mussoli-
ni, cit., p. 82).
(33) E. Cione, Storia della Repubblica Sociale Italiana, cit., p. 199.
(34) Ibidem, p. 306 e sg.
(35) G. Dolfin, Con Mussolini nella tragedia, cit., p. 54.
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