Page 424 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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IL  PROBLEMA  DEGLI  ARRUOLAMENTI                                 423

               fenomeno; citando ad esempio quanto fatto dopo Caporetto nel 1917 (ran-
               cio  migliore,  frequenti  turni  di  riposo,  pacchi  vestiario,  licenze  premio
               e premi in denaro per quanti si distinguevano in combattimento, polizza
               assicurativa per i combattenti, potenziamento delle case del soldato e del-
               le attività assistenziali di ogni tipo), essa raccomandava la necessità di una
               larga politica di provvedimenti a favore dei combattenti, quali il raddop-
               pio almeno della indennità giornaliera, premi in denaro per sopperire al-
               la svalutazione della lira, aumento della  razione giornaliera e della quota
               miglioramento  rancio,  distribuzione gratuita  di  una  polizza  assicurativa
               ai combattenti, agevolazioni fiscali,  riserva di posti negli  impieghi statali
               e  parastatali,  concessione  di  terre  incolte,  ecc.
                    Provvedimenti ritenuti quanto mai urgenti alla fine del 1944, poiché
               a quel tempo si andavano completando i gruppi di combattimento ed era
               necessario, quindi, concedere almeno quelle provvidenze che potevano es-
               sere  attuate  sollecitamente,  prima  che  i gruppi  entrassero  in  linea.
                    Occorre osservare, in proposito, che al di là della lucida analisi, delle
               giuste osservazioni e dei validi suggerimenti, le proposte non tenevano conto
               di  una  realtà  amara,  ma  ineludibile:  per  ogni  più  piccola  cosa,  in  quel
               momento, Governo, autorità politica e militare dipendevano, o meglio pen-
               devano, dalla volontà degli alleati, e quindi le possibilità di attuare i buo-
               ni propositi, in mancanza di ogni autonomia decisionale, restavano sogni
               nel  cassetto.
                    Alleati,  fra  l'altro,  che  da  un  lato  sollecitavano  energiche  misure  e
               provvedimenti contro i disertori, e dall'altro,  continuavano ad alimenta-
               re, con sottrazioni, laute paghe e promesse d'impunità, il fenomeno. Igno-
               rando  le  continue,  inutili  proteste  delle  autorità  militari  italiane.
                    Essi,  inoltre,  intervennero sempre pesantemente sul problema delle
               assenze arbitrarie;  di  fatto,  imposero  prima un  "accordo"  che graziasse
               i disertori dal  10 luglio all'8 settembre 1943 (accordo Badoglio-Mac Far-
               lane),  e poi fecero  continue pressioni, fino  al termine del conflitto e spe-
               cialmente  a  favore  di  quanti  avevano  servito  nelle  loro  unità,  perché  si
               giungesse ad una amnistia generale,  in barba ad ogni principio di sovra-
               nità  dello  Stato  italiano.
                    Neanche fra Governo e Ministero della Guerra, in effetti, c'era stata
               unità d'intenti  e  di  provvedimenti in materia  di  diserzioni.  Da un lato,
               Guerra e Comando Supremo avevano emanato provvedimenti di clemenza








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