Page 423 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
P. 423

422                                                   NICOLA DELLA VOLPE

                   L'ansia per la  sorte dei  congiunti diventava,  inoltre, vero tormento,
              quando i soldati  riflettevano sulla possibilità,  reale e concreta, di morire
              in combattimento: l'inefficacia, fino alla latitanza, dell'assistenza dello Stato
              nei confronti dei familiari dei caduti era stata dolorosamente sperimenta-
              ta  nei  precedenti  tre  anni  di  guerra.
                   Gli stessi provvedimenti disciplinari e penali a carico di assenti,  re-
              nitenti  e disertori,  erano ritenuti  inefficaci  dalla  massa  dei  cittadini alle
              armi e non; pet cui era diffusa la convinzione che i colpevoli non sarebbe-
              ro stati seriamente perseguiti e puniti, e che, in definitiva, vi sarebbe stata
              una larga  amnistia  al  termine  del  conflitto,  come  era già  successo  dopo
              la  prima guerra  mondiale.  Una  convinzione  quanto  mai  pl'ofetica.
                   L'atteggiamento dei  partiti politici contribuiva a  fomentare gli  stati
              d'animo: la loro propaganda- specialmente quella sviluppata dai partiti
              definiti "sovversivi" - incitava i cittadini a sottrarsi in tutti -i  modi al ser-
              vizio militare. In tale azione disgregatrice si associavano parenti ed amici,
              che spesso, quando scrivevano ai soldati, davano loro notizie di conoscen-
              ti, i quali, pur essendo disertori, attendevano indisturbati e tranquilli alle
              proprie ordinarie occupazioni ed affari.  La  sommatoria di  tali  influenze
              negative aveva avuto ripercussioni anche sugli  elementi migliori, su quei
              militari che avevano dato prova di affidamento, di attaccamento al dove-
              re, di spirito di corpo: poiché molti di essi, inviati in licenza, non rientra-
              vano  ai  reparti.
                   Involontariamente, in alcuni casi  furono  i carabinieri ad avvalorare
              le voci sull'impunità di cui godevano i disertori; per motivi di opportuni-
              tà o per causa di forza maggiore (quali, ad esempio, il timore di inasprire
              la  popolazione  in  mezzo  alla  quale  essi  vivevano,  o l'indisponibilità dei
              mezzi di trasporto per far rientrare i colpevoli) i militari dell'Arma a volte
              furono impotenti o non dimostrarono un eccessivo zelo nell'arrestare i di-
              sertori. Sintomatico il comportamento di un brigadiere; interessato da una
              segnalazione del Comando 21°  fanteria alla ricerca di due assenti arbitra-
              ri, domiciliati nel territorio di sua giurisdizione, rispose laconicamente che
              i due,  interpellati,  "non intendevano  rientrare" ,o t>  né  si  prodigò a  con-
              vincerli.
                   L'autorità militare annotava, comunque,  nei  documenti come i soli
              provvedimenti restrittivi e di rigore - che pure da più parti si  suggeriva
              di  inasprire - non sarebbero mai stati sufficienti a  far  rientrare il grave


              (11)  A.U.S.S.M.E.,  fondo  diari  storici,  busta  4206/I-4-4.








   II-VOLUME-QUINTO_ANNO.indd   422                                                     07/03/16   15:16
   418   419   420   421   422   423   424   425   426   427   428