Page 230 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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222 NICOLA DELLA VOLPE
si, "le questioni relative ai prigionieri di guerra italiani repubblicani-fascisti,
fossero trattate dal Ministero degli Esteri con la Sezione Politica della Com-
missione Alleata''.
Ancora il 1° giugno 1945, il Ministro della Guerra Casati mandava
un telescritto ai Comandi Militari, avvertendo che per disposizione del
Comando Alleato tutti i prigionieri della R.S.I. dovevano essere conside-
rati prigionieri delle forze armate alleate, e pertanto, ovunque fossero sta-
ti catturati, dovevano essere consegnati ai più vicini centri statunitensi e
britannici.
Il 30 giugno ]acini, appena nominato ministro alla Guerra, precisa-
va che il personale militare "neo-fascista" accusato di Patrècità, collabo-
razionismo e simili reati, doveva essere detenuto dagli italiani per essere
giudicato in conformità delle leggi italiane.
Le documentazioni esaminate non consentono di trarre definitive va-
lutazioni sulle diversità di vedute tra alleati e italiani, circa il trattamento
dei prigionieri repubblicani. Apparentemente, più benevolo fu l'atteggia-
mento dei primi, e più rigido quello assunto dalle autorità italiane.
Gli elementi in nostro possesso, però, se raffrontati anche agli avve-
nimenti successivi, sono contraddittori, e non aiutano a chiarire fino in
fondo la vicenda. Infatti:
gli alleati, che sembravano più disponibili a trattamenti "umani", di
fatto poi si rivelarono attenti soltanto a perseguire propri fini. Resta-
no a dimostrazione i severi interrogatori cui sottoponevano i prigio-
nieri, la dura distinzione che fecero degli italiani in loro mano tra
cooperatori e non (questi ultimi relegati nei "fascist" o "criminal
camps"), la triste fama che circondò i loro campi di detenzione in Ita-
lia (leggasi Coltano);
le autorità italiane, apparentemente più propense a duri provvedimenti,
a fine guerra furono molto più concilianti delle premesse. Ricordiamo
l'accomodante trattamento, riservato alla maggior parte di quanti ave-
vano militato nella R.S.I., delle commissioni di epurazione e discrimi-
nazione, che possiamo definire quanto meno non eccessivamente
pesante; le costanti richieste agli anglo-americani perchè fossero rila-
sciati i prigionieri "neo-fascisti" e repubblicani; (9) e l'immediata di-
smissione della maggior parte dei campi di prigionia situati nel territorio
(9) Flavio Conti, l prigioneri di guerra italiani 1940-1945, Bologna, 1986.
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