Page 228 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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220 NICOLA DELLA VOLPE
. ogni valutazione della loro posizione doveva essere rimandata al mo-
mento in cui il R. Governo avrebbe estesa la sua sovranità su tutto
il territorio nazionale.
Il favorevole trattamento che si andava profilando nei confronti dei
militari repubblicani non sembrava condiviso dal Comando Supremo del
generale Messe, in quanto quel trattamento riconosceva di fatto " .. .loro
la qualità di legittimi belligeranti e prigionieri di guerra, anche se in effet-
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ti essi sono (erano) ribelli contro lo Stato o traditori passati al nemico" .< >
Quello che più sembrava infastidire i vertici militari, era la conside-
razione che riconoscere lo status di prigionieri equivaleva a concedere ai
repubblicani anche quello di legittimo belligerante; e, quindi, al termine
del conflitto, secondo quanto recitava la Convenzione di Ginevra, essi avreb-
bero acquisito il diritto ad essere liberati.
In effetti, era un problema arduo da risolvere sul piano giuridico,
poiché una volta ripristinata la sovranità dello Stato legale, questo avreb-
be dovuto porre in essere, nei confronti dei militari repubblicani, le san-
zioni previste dalla legislazione penale esistente all'8 settembre e quelle
disposte, successivamente, dal Decreto legislativo luogotenenziale 27 lu-
glio 1944, n. 159, relativo alle sanzioni contro il fascismo.
La non perseguibilità, continuava il documento del Comando Supre-
mo, " ... se può sembrare conforme ad un rigoroso criterio di osservanza
di un patto di carattere internazionale ... offende per il nostro senso di giu-
stizia e menoma gravemente il diritto che ha lo Stato di colpire subito e
in modo esemplare coloro che, collaborando con i tedeschi ed i fascisti,
hanno preso le armi contro di esso e si sono inoltre resi colpevoli di fre-
quenti atti di barbarie in danno delle popolazioni inermi, già così dura-
mente provate dalla guerra ... ".
La severità delle affermazioni era presumibilmente legata alla scarsa
conoscenza sulle reali motivazioni che avevano costretto molti cittadini del
nord ad indossare l'uniforme repubblicana, e a valutazioni ancora da ap-
profondire. Andando avanti, infatti, nella lettura dello stesso documento,
si incominciava a ipotizzare possibili distinzioni tra militari che avessero
compiuto ordinari atti di guerra, e quanti avessero commesso crimini o
atti di barbarie.
(8) A.U.S.S.M.E., fondo I 3, busta 160/2. Il documento riassume buona parte dell'inte-
ra vicenda, avviata nel gennaio, ed è datato 19 agosto 1944. La stessa busta contiene
altre documentazioni in materia.
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