Page 224 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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216 NICOLA DELLA VOLPE
A proposito degli internati, ricordiamo quanto espone ancora lo Schrei-
ber, sommando i dati rinvenuti in documenti tedeschi: nel settembre 1943
risultavano disarmati l 007 000 militari italiani; successivamente, egli con-
teggia in 81 O 000 i prigionieri di guerra italiani internati. La differenza
numerica risultante dalle fonti indicate dallo studioso, di 197 000 uomini
resta però un dato da analizzare, poiché non sono note le cifre di quanti
riuscirono a scappare al momento o subito dopo la cattura.
Il morale delle truppe
Qualche considerazione si può ricavare sull'atteggiamento di quanti
furono reclutati in Italia, in particolare sul morale delle truppe e sullo spi-
rito di corpo. I documenti d'archivio, sia della R.S.I. sia del Regno del
Sud - questi ultimi elaborati dall'Ufficio Informazioni dello Stato Mag-
giore Generale- sono concordi nell'affermare che i giovani chiamati alla
leva cercarono, in massa e in tutti i modi, di sottrarsi all'obbligo del servi-
zio militare. Alto fu il numero dei renitenti e dei disertori, fin dal gennaio
1944, tanto da indurre il governo repubblicano ad emanare un durissimo
decreto (decreto legge del Duce in data 18 febbraio 1944), che prevedeva
la fucilazione dei renitenti ai bandi di leva e degli assenti arbitrari dai re-
parti, qualora non si fossero ripresentati spontaneamente entro le ore 24.00
dell'8 marzo 1944. A coronamento della minaccia, venivano disposte se-
vere misure di rappresaglia nei confronti dei familiari degli inadempienti.
Non fu soltanto la scarsa volontà di partecipare ad una guerra non
sentita, a determinare la fuga dall'esercito repubblicano. Una relazione del
13° Comando Provinciale di Milano, stilata alla fine del '44, indicava an-
che altre cause che avevano contribuito soprattutto al fenomeno delle as-
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senze ed allo sfascio dell'esercito: < l
mancanza di ogni forma di elementare disciplina, in ogni grado della
gerarchia militare. Quadri incapaci di imporre la levatura morale pro-
pria dei comandanti, e gregari insofferenti fino al risentimento nel ri-
cevere ed eseguire ordini: tale e tanta era la voglia e la "ricerca della
vita comoda", degli egoismi personali, dei propri tornaconti;
interferenza, e allo stesso tempo indifferenza dell'autorità politica, pron-
ta a ricevere delazioni relative a fatti e persone, ma superficiale nel-
l' accertare presunte o vere responsabilità, con troppi procedimenti
(4) A.U.S.S.M.E., fondo I l , busta 1/13.
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