Page 224 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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                    A proposito degli internati, ricordiamo quanto espone ancora lo Schrei-
               ber, sommando i dati rinvenuti in documenti tedeschi: nel settembre 1943
               risultavano disarmati l 007 000 militari italiani; successivamente, egli con-
               teggia  in  81 O  000 i prigionieri di  guerra italiani internati.  La  differenza
               numerica risultante dalle fonti indicate dallo studioso, di 197 000 uomini
               resta però un dato da analizzare, poiché non sono note le  cifre di  quanti
               riuscirono  a  scappare al  momento  o  subito  dopo  la  cattura.

               Il morale  delle truppe

                    Qualche considerazione si  può ricavare sull'atteggiamento di quanti
               furono reclutati in Italia, in particolare sul morale delle truppe e sullo spi-
               rito  di  corpo.  I  documenti  d'archivio,  sia  della  R.S.I.  sia  del  Regno  del
               Sud - questi ultimi elaborati dall'Ufficio  Informazioni dello  Stato Mag-
               giore Generale- sono concordi nell'affermare che i giovani chiamati alla
               leva cercarono, in massa e in tutti i modi, di sottrarsi all'obbligo del servi-
               zio militare. Alto fu  il numero dei renitenti e dei disertori, fin dal gennaio
               1944, tanto da indurre il governo repubblicano ad emanare un durissimo
               decreto (decreto legge del Duce in data 18 febbraio  1944), che prevedeva
               la fucilazione dei renitenti ai bandi di leva e degli assenti arbitrari dai re-
               parti, qualora non si fossero ripresentati spontaneamente entro le ore 24.00
               dell'8 marzo  1944. A coronamento della minaccia, venivano disposte se-
               vere misure di rappresaglia nei confronti dei familiari degli inadempienti.
                    Non fu  soltanto la  scarsa volontà di  partecipare ad una guerra non
               sentita, a determinare la fuga dall'esercito repubblicano. Una relazione del
               13° Comando Provinciale di Milano, stilata alla fine del '44, indicava an-
               che altre cause che avevano contribuito soprattutto al fenomeno  delle as-
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               senze  ed  allo  sfascio  dell'esercito: < l
                   mancanza di ogni forma di elementare disciplina, in ogni grado della
                   gerarchia militare. Quadri incapaci di imporre la levatura morale pro-
                   pria dei comandanti, e gregari insofferenti fino al risentimento nel ri-
                   cevere ed eseguire ordini: tale e tanta era la voglia e la  "ricerca della
                   vita  comoda",  degli  egoismi  personali,  dei  propri tornaconti;
                   interferenza, e allo stesso tempo indifferenza dell'autorità politica, pron-
                   ta a  ricevere delazioni  relative a fatti  e persone,  ma superficiale  nel-
                   l' accertare  presunte  o  vere  responsabilità,  con  troppi  procedimenti



               (4)  A.U.S.S.M.E.,  fondo  I  l ,  busta  1/13.








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