Page 248 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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              " ... l'intima fusione  dei  patrioti nell'esercito ed il loro  rendimento sareb-
              bero  certamente  superiori  a  qualsiasi  aspettativa".<36>
                   Le preoccupazioni di Berardi erano condivise dal Capo di Stato Mag-
              giore Generale che  ne  informava il  Capo del governo,  il  Ministero degli
              esteri, il generale Alexander. Proprio in un promemoria del6 gennaio '45
              indirizzato a quest'ultimo, Messe così riassumeva la questione dei patrioti:

                   "Sotto il duplice punto di vista di utilizzare convenientemente tutte
              le  forze  disponibili e di  evitare un pericoloso sbandamento nel  Paese di
              elementi che,  avendo la  coscienza  di  aver  fornito  un valido  apporto allo
              sforzo  Alleato,  risulterebbero  giustamente  delusi  e  scontenti  ove  la  loro
              azione non trovasse adeguato riconoscimento, appare necessario assorbi-
              re nell'esercito tutti i patrioti, di mano in mano che affluiscono alle nostre
              linee.
                   Per non lasciare disperdere i legami morali stabilitisi durante i duri
              mesi  della  guerriglia  occorrerebbe mantenere  riuniti gli  uomini  di  ogni
              banda,  in  reparti  di  ordine  non  superiore  al  battaglione.

                   Le bande così assorbite nell'esercito dovrebbero assumere formazio-
              ne e organici dell'esercito regolare, completando i loro quadri con elementi
              particolarmente idonei,  designati  dall'autorità centrale militare  italiana.
              Verrebbero inoltre inquadrate in unità regolari di ordine superiore pree-
                                                                                  7
              sistenti (compagnie nei  battaglioni regolari,  battaglioni nei  reggimenti" .<3 >
                   Gli appelli dei  comandi italiani furono  sempre lasciati cadere dagli
              alleati fino quasi alla fine di febbraio,  nel pieno della terza, conclusiva fa-
              se da noi considerata. Questa fase,  compresa tra l'inverno 44-45 e la fine
              della guerra è caratterizzata da una crescita delle preoccupazioni per i pos-
              sibili sbocchi futuri  del movimento partigiano, anche per la drammatica
              esperienza che le truppe britanniche stavano vivendo in Grecia. La paral-
              lela diminuzione di interesse per il contributo militare dello stesso movi-
              mento in grave difficoltà, spingono gli alleati a decidere all'inizio di febbraio



              (36)  Ibid. Queste tematiche erano prospettate al Ministro della Guerra e al Capo di Stato
                  Maggiore Generale il30 dicembre '44 nella relazione dello SMRE, Uff. op. n. 13477,
                  ali.  404  a  DS,  nov. - clic.  44,  b  2002/B,  in  A.U.S.S.M.E.,  SMRE-DS,  nella  quale
                   non si parlava specificamente del "Piceno", ma di varie " ... unità idonee alla guer-
                   ra di montagna", precisando però che l'inquadramento restava " ... affidato agli uf-
                  ficiali  dell'Esercito".
              (37)  A.U.S.S.M.E.,  Zl-3,  b. 9118,  SMG, "Appunto" senza data, ma 6.1.45, per il Gen.
                   Alexander.








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