Page 243 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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I DIFFICILI RAPPORTI TRA PARTIGIANI E AUTORITÀ ALLEATE 235
degli alleati per il fronte italiano - avrebbe ricevuto un riconoscimento
ufficiale da parte alleata con gli accordi del 7 dicembre con i quali, tra
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l'altro, il movimento partigiano si assicurava la sopravvivenza.< 3l
Nel giugno del '44 dunque gli alleati scoprono la Resistenza e deci-
dono di utilizzarla più ampiamente nell'ambito della propria strategia.< 24 l
Già nelle prime settimane però questo progetto conosce notevoli difficoltà
nella fase di attuazione, soprattutto a causa delle scelte alleate circa il trat-
tamento da riservare ai partigiani una volta varcate le linee e cessate le
operazioni. Le direttive alleate in proposito non lasciavano dubbi e gela-
rono subito molti entusiasmi: le bande andavano sciolte, e non più rico-
stituite, le armi restituite per essere inviate ai partigiani che stavano
combattendo al nord. Queste direttive, fornite agli italiani dal Comando
armate alleate in Italia, furono ribadite a·fine giugno in una riunione alla
quale prendeva parte lo stesso Alexander. Nell'occasione si rinnova va il
" ... divieto assoluto a tutti i partigiani di costituire comunque bande di
volontari al di fuori di reparti dell'Esercito regolare". I partigiani che in-
tendevano continuare a combattere potevano farlo come complementi nel
Corpo Italiano di Liberazione, " ... quelli fisicamente e moralmente in mi-
gliori condizioni ... "; nelle divisioni ausiliarie, 209a e 21 o a, tutti gli altri.
Si trattava evidentemente di direttive ispirate a preoccupazioni di natura
prevalentemente militare, ma singolarmente contrastanti con la propaganda
alleata che assicurava l'immediato reimpiego in linea, con lo stesso tratta-
mento ricevuto dai partigiani nella fase del combattimento. Una volta pas-
sate le linee invece, i partigiani - "patrioti" secondo la definizione ufficiale
- non soltanto non venivano reinseriti in reparti operanti (semmai nelle
unità addette ai servizi), ma sembravano costituire soltanto una preoccu-
pazione per gli Alleati che intervenivano immediatamente offrendo loro
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un lavoro per cercare di convincerli a reinserirsi nella vita civile.< l
(23) Sugli accordi del dicembre '44 rinviamo a P. Secchia e F. Frassati, op. cit. p. 167
e sg.; H.L. Coles · A.K. Weinberg, op. cit. p. 527, e p. 539 e sg., E. Aga-Rossi, op.
cit. p. 216 e sg.; F. Catalano, Storia del CLNAI, Bari, Laterza, 1956, cap. XIII;
M. De Leonardis, op. cit. p. 275 e sg.
(24) Cfr. C.R.S. Harris, op. cit. p. 179; E. Aga-Rossi, op. cit. p. 205 e sg ..
(25) Su questi aspetti concorda la storiografia e i protagonisti; cfr. tra gli altri, C.R.S.
Harris, op.cit. p. 180 e sg; H .L. Coles - A.K. Weinberg, op. cit. p. 527; E. Aga-Rossi,
op. cit. p. 204-5; P. Berardi, op. cit. p. 131. Sostanziale conferma si può trovare nelle
carte dell'Archivio dell'Ufficio Storico dello SME (da ora A.U.S.S.M.E.). Citiamo
per tutti alcuni documenti emblematici: il primo, al quale si fa riferimento nel te-
sto, è il verbale di una riunione tenutasi a Bolsena il 28 giugno alla quale partecipa-
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