Page 246 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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              regolare registrato  nell'autunno del  '44, dopo gli  entusiasmi iniziali;  po-
              che decine a fronte del numero davvero considerevole di partigiani dispo-
              nibili:  nella  zona  di  Firenze a  metà ottobre erano stati arruolati appena
              200  partigiani  dei  circa  3000  che  avevano  ricevuto  "attestato  di  pa-
              triota".<30)
                   Sintomo tanto più grave in  quanto i partigiani desideravano conti-
              nuare a combattere, alcuni anche arruolandosi nell'esercito regio; ma non
              individualmente, come volevano gli Alleati, bensì nelle forme da loro scel-
              te, e cioè nell'unità di origine e comandati dai propri capi. Queste richie-
              ste  costituiranno  uno  dei  punti  di  maggiore  attrito  fra  le  due  parti  e  il
              loro mancato accoglimento da parte degli Alleati sarà, oltretutto, una del-
              le  cause dello  scarso successo del reclutamento di partigiani per i reparti
              regolari italiani.<30 Il rifiuto alleato di accettare queste condizioni era det-
              tato da ragioni di prudenza politica, certamente, ma anche dalle oggettive
              difficoltà di inserire elementi addestrati alla guerriglia in un esercito rego-
              lare moderno e,  ancora,  perché,  a loro dire,  arruolamenti di massa indi-
              scriminati avrebbero fatto  saltare il tetto massimo di razioni previste per
              i membri delle  forze  armate italiane. Quanto all'ostilità a  tale  provvedi-
              mento  da  parte  di  una gran  parte  degli  ufficiali  italiani  di  cui  parla lo
              storico inglese Harris, credo occorra distinguere anche qui fra le disposi-
              zioni degli  alti  comandi italiani e la loro applicazione da parte di  quella
              che abbiamo chiamato la  "retrovia", argomento che meriterebbe di esse-
              re approfondito,  per verificare giorno  per giorno  i termini  dell'applica-
                                                   2
              zione delle direttive degli alti comandi.<3 l Sull'atteggiamento dei quali, in
              particolare per quanto riguarda il Capo di Stato Maggiore Generale Messe,


              (30)  Cfr. A.U.S.S.M.E., 1-3,  149/3,  SMG, Uff.  op.,  18 ottobre '44, "Arruolamento Pa-
                  trioti  nell'Esercito".  Cfr.  anche  C.R.S.  Harris,  op.  cit.  p.  182-4.
              (31)  Cfr. H.L.  Coles · A.K. Weinberg, op. cit. p.  527. I comandi italiani avevano avverti-
                  to subito l'importanza della questione, sensibilizzati dalle segnalazioni sull'argomento
                  che giungevano  dai vari  ufficiali  operanti a  contatto  con  i partigiani. Il  capitano
                  Francese,  nella  relazione citata del  20 ottobre '44, segnalava che i partigiani nella
                  zona di Firenze, pur desiderando essere reimpiegati, non volevano entrare nelle file
                  del CIL perchè avevano  " ... poca fiducia  negli  ufficiali generali" , ma anche perché
                  non si volevano separare dai loro compagni e dai loro capi. Analogo giudizio dava
                  il  capitano Tani,  riferendosi  ai  3-4  mila  partigiani  recuperati  sul  fronte  della  5a
                  armata americana: difficile risultava convincerli ad " ... arruolarsi nelle regolari uni-
                  tà dell'esercito ... " , mentre avrebbero senz'altro dato vita a " ... un'unica grande uni-
                  tà con armamento leggero ... "  che poteva rinnovare le gesta della "Arno" a Firenze.
              (32)  C.R.S.  Harris, op. cit.  p.  198.









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