Page 246 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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238 GIUSEPPE CONTI
regolare registrato nell'autunno del '44, dopo gli entusiasmi iniziali; po-
che decine a fronte del numero davvero considerevole di partigiani dispo-
nibili: nella zona di Firenze a metà ottobre erano stati arruolati appena
200 partigiani dei circa 3000 che avevano ricevuto "attestato di pa-
triota".<30)
Sintomo tanto più grave in quanto i partigiani desideravano conti-
nuare a combattere, alcuni anche arruolandosi nell'esercito regio; ma non
individualmente, come volevano gli Alleati, bensì nelle forme da loro scel-
te, e cioè nell'unità di origine e comandati dai propri capi. Queste richie-
ste costituiranno uno dei punti di maggiore attrito fra le due parti e il
loro mancato accoglimento da parte degli Alleati sarà, oltretutto, una del-
le cause dello scarso successo del reclutamento di partigiani per i reparti
regolari italiani.<30 Il rifiuto alleato di accettare queste condizioni era det-
tato da ragioni di prudenza politica, certamente, ma anche dalle oggettive
difficoltà di inserire elementi addestrati alla guerriglia in un esercito rego-
lare moderno e, ancora, perché, a loro dire, arruolamenti di massa indi-
scriminati avrebbero fatto saltare il tetto massimo di razioni previste per
i membri delle forze armate italiane. Quanto all'ostilità a tale provvedi-
mento da parte di una gran parte degli ufficiali italiani di cui parla lo
storico inglese Harris, credo occorra distinguere anche qui fra le disposi-
zioni degli alti comandi italiani e la loro applicazione da parte di quella
che abbiamo chiamato la "retrovia", argomento che meriterebbe di esse-
re approfondito, per verificare giorno per giorno i termini dell'applica-
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zione delle direttive degli alti comandi.<3 l Sull'atteggiamento dei quali, in
particolare per quanto riguarda il Capo di Stato Maggiore Generale Messe,
(30) Cfr. A.U.S.S.M.E., 1-3, 149/3, SMG, Uff. op., 18 ottobre '44, "Arruolamento Pa-
trioti nell'Esercito". Cfr. anche C.R.S. Harris, op. cit. p. 182-4.
(31) Cfr. H.L. Coles · A.K. Weinberg, op. cit. p. 527. I comandi italiani avevano avverti-
to subito l'importanza della questione, sensibilizzati dalle segnalazioni sull'argomento
che giungevano dai vari ufficiali operanti a contatto con i partigiani. Il capitano
Francese, nella relazione citata del 20 ottobre '44, segnalava che i partigiani nella
zona di Firenze, pur desiderando essere reimpiegati, non volevano entrare nelle file
del CIL perchè avevano " ... poca fiducia negli ufficiali generali" , ma anche perché
non si volevano separare dai loro compagni e dai loro capi. Analogo giudizio dava
il capitano Tani, riferendosi ai 3-4 mila partigiani recuperati sul fronte della 5a
armata americana: difficile risultava convincerli ad " ... arruolarsi nelle regolari uni-
tà dell'esercito ... " , mentre avrebbero senz'altro dato vita a " ... un'unica grande uni-
tà con armamento leggero ... " che poteva rinnovare le gesta della "Arno" a Firenze.
(32) C.R.S. Harris, op. cit. p. 198.
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