Page 249 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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I  DIFFICILI  RAPPORTI  TRA  PARTIGIANI  E AUTORITÀ  ALLEATE      241

               di ridurre gli  aiuti, scoraggiare l'ampliamento indiscriminato, e di soste-

               nere  soltanto  le  azioni  di  sabotaggio:  insomma,  si  torna  all'antico. OS>
                    Ed è appunto in questa fase- come dicevo- che finalmente i parti-
               giani ottengono - almeno in parte - quello  che  da mesi  chiedevano:  di
               poter combattere nelle file dell'esercito in reparti autonomi con propri ca-
               pi. A fine febbraio il Q.G. alleato dispone che siano immessi nei 5 gruppi
               altrettante "Reconaissance Companies", poi trasformate in battaglioni dai
               nostri  comandi.

                    È quella che Harris chiama un po' pomposamente la  "new policy",
               una  inversione di  tendenza  che  non contrasta  con  il  giro  di  vite  in  atto
               sul piano della  politica generale verso il movimento partigiano; anzi, se-
               condo lo stesso Harris, questa sarebbe stato l'unico modo per tenere sotto
               controllo un movimento armato clandestino sempre più politicizzato che
               lasciato a se stesso costituiva un pericolo costante che poteva avere come
               sbocco  la  guerra  civile.<39)
                    Preoccupazioni analoghe erano state da tempo manifestate anche dai
               comandi italiani,  i quali  però erano mossi  anche da altri  sentimenti  nei
               confronti dei partigiani. Secondo il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito
               occorreva soprattutto evitare il  ripetersi  delle  pericolose incomprensioni
               che nel passato avevano caratterizzato i rapporti tra forze volontarie e re-
               golari e,  soprattutto evitare la "dannazione di uno squadrismo sovrappo-
               sto, o contrapposto, all'Esercito regolare": a tale scopo Berardi suggeriva
               di  valorizzare al  massimo l'apporto operativo di  questi  "combattenti di
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               prim'ordine''. < >


               (38)  Cfr.  H.L.  Coles  ·  A.K.  Weinberg, op.  cit.,  p.  527-8;  E.  Aga-Rossi,  op.  cit.  p.  220
                   e  sg.;  M.  De  Leonardis,  op. cit.,  cap.  VII.
               (39)  C.R.S.  Harris,  op.  cit.  p.  198-9;  H.L.  Coles  - A.K.  Weinberg,  op. cit.,  p.  536.
               (40)  Le preoccupazioni dei comandi militari italiani derivavano dai contenuti delle rela-
                   zioni degli ufficiali incaricati di occuparsi dei partigiani, che segnalavano la cresci-
                   ta di un malcontento giudicato pericoloso sia dal punto di vista miliare che da quello
                   politico: ne erano prova il diffondersi di "sentimenti estremistici", il fenomeno del-
                   l'occultamento delle armi ecc. Concordavano in questo il generale Cerica, i capitani
                   De Marco e Francese nelle relazioni citate, il capitano Tani, nella relazione allegata
                   a SMG-SIM, del 5 dicembre '44, in A.U.S.S.M.E.,  1-3. Per le  citazioni di Berardi,
                    cfr.  rispettivamente, op. cit.  p.  135, e A.U.S.S.M.E.,l-3, b.  149/3, SMRE, Uff. op.
                    20  clic.  '44,  "Promemoria  relativo  alla  questione  dei  Patrioti".








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