Page 244 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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236 GIUSEPPE CONTI
Tutte queste operazioni andavano condotte con molto tatto e rispet-
to per i combattenti appena disarmati- come raccomandavano le diretti-
ve alleate che appaiono irridenti tenuto conto del modo in cui partigiani
venivano accolti: abbandonati a se stessi, senza vitto né alloggiamenti, spesso
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maltrattati, soprattutto dalla polizia militare.<6l Situazioni di questo ge-
nere saranno segnalate a partire da giugno e per tutta la durata della guer-
ra dai nostri Comandi impotenti a intervenire, sia per mancanza di mezzi,
sia perché la prima accoglienza dei partigiani avveniva fuori della nostra
zona di giurisdizione: frequenti furono i casi di ufficiali ai quali si impedì
di prendere contatto coi partigiani per regolarizzarne la posizione.<27l
segue nota
rono, tra gli altri, per la parte italiana il generale Infante, per gli alleati il generale
Alexander. Le direttive alleate raccomandavano inoltre che le truppe non avessero
rapporti diretti coi partigiani, che evitassero di farsi coinvolgere nei loro problemi
e di fare promesse, come si legge nella circolare del Comando Armate Alleate in
Italia 4 C/G del22 giugno. L'applicazione di queste direttive è confermata quattro
mesi più tardi in una relazione del Comando Delegazione "T" dello SMRE, Uff.
Ord. e Situazioni, n. 1013/0rd. del20 novembre '44, nella quale il generale Ceri-
ca, comandante la delegazione, segnalava tra l'altro che all'atto della liberazione della
Toscana erano stati sciolti e disarmati " ... vari raggruppamenti quali il "Pio Bor-
ri", il "Perseo", il "Potente", il "Giustizia e Libertà" , il "Monte Amiata" " ... che
già dal mese di maggio rappresentavano " ... una cospicua forza a disposizione degli
alleati e dei Comitati di Liberazione per la Toscana da impiegare nella lotta parti-
giana". Per i tre documenti citati cfr. il fondo 1-3, buste 233/1 e 147/6, rispettiva-
mente per il primo e il terzo. Il secondo è l'allegato n. 9 a Comando Supremo, Diario
Storico (C.S.-D.S.), 9 luglio '44.
(26) Per le direttive alleate, cfr. A.U.S.S.M.E., 1-3, b. 148/1, Comando ACC, 30/1, 18
luglio '44, che definiva quello partigiano un problema difficile, da trattare con "fer-
mezza e simpatia", usando appunto molto "tatto", nella consapevolezza che un par-
tigiano disoccupato era una vergogna e una minaccia. Per attenuare la delusione
dei partigiani, gli Alleati, come noto, provvedevano a fornire loro un "certificato
di benemerenza" firmato dallo stesso Alexander: un modo per premiare i combat-
tenti, ma anche per distinguerli dagli opportunisti dell'ultima ora. Si trattava in-
dubbiamente di una meritoria azione moralizzatrice che però non deve avere avuto
molto successo se è vero che a fine guerra i "Certificati Alexander" ammonteranno
a circa 300 mila. Per i dati cfr. C.R.S. Harris, op. cit. , p. 315. H.L. Coles- A.K.
Weinberg, op. cit. p. 527, sottolineano l'esigenza per gli Alleati di guardarsi dagli
eroi dell'ultima ora, _ ("Johnny - come - latelies").
(27) Cfr. SMG, "Promemoria per l'Ecc. il Min. della Guerra", 21-6-'44, che segnala
il rischio del divieto perch i partigiani, abbandonati a se stessi, potevano avere rea-
zioni pericolose. Analoghe segnalazioni in SMG-SIM, Nucleo 'T' presso 5a Arma-
ta americana, 1396/V, 27 ott. '44, relazione del capitano De Marco, e analoga
relazione dovuta al capitano Francese, stessa data, allegata a SMG-SIM, Sez. "Cal-
derini" , 53673, del 7 novembre '44. I tre documenti in A.U.S.S.M.E., 1-3, rispetti-
vamente busta 149/3 il primo e 147/6 gli altri due.
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