Page 239 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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l DIFFICILI RAPPORTI TRA PARTIGIANI E AUTORITÀ ALLEATE 231
Per quanto riguarda la Resistenza, queste forme consistevano nel cer-
care di ricavarne il massimo contributo allo sforzo bellico con il minimo
impegno di natura politica: un atteggiamento che la storiografia ha giu-
stamente indicato come tipico degli inglesi (nei quali giocava anche un
forte sentimento punitivo nei nostri confronti), ma che credo si possa tran-
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quillamente estendere agli americani.0 ) Quanto ai tempi, erano quelli det-
tati dalle esigenze operative generali.
Non si tratta in realtà di un trattamento particolare che gli Alleati
riservarono ai partigiani, ma che riguarda più in generale gli ex nemici,
anche dopo che la dichiarazione di guerra alla Germania del 13 ottobre,
li aveva promossi - per così dire - a "cobelligeranti", una qualifica di
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incerta natura che non ne modificava lo "status" di sconfitti.0 l
Così, mentre ai governi e ai comandi del sud che offrivano uomini
per combattere, gli alleati chiedevano soprattutto mano d'opera da impie-
gare nelle divisioni ausiliarie, ai partigiani vogliosi di battersi, essi trova-
vano altrettanto naturale chiedere di farlo nelle forme a loro più utili e
funzionali: in azioni di commandos, raccolta di informazioni, sabotaggio,
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assistenza ai prigionieri alleati sfuggiti ai tedeschi ecc. 0 l
Da qui un primo profondo motivo di delusione per gli italiani che
miravano alla creazione di un vero e proprio esercito di liberazione. Un
obiettivo - a detta di Charles Delzell - che mai gli alleati avrebbero con-
cesso perchè gli eserciti partigiani così creati avrebbero dovuto essere messi
a parte di delicate informazioni di stato sulle scelte strategiche gene-
rali.05) Ancora prima va presa in considerazione probabilmente la diver-
sa concezione che le due parti avevano della guerriglia, caratterizzata -
se si vuole - per la parte alleata da una mancata comprensione della natura
(12) M. De Leonardis, op. cit. p. 387-8 e 398-9.
(13) Per una chiara ed esauriente analisi della natura ambigua della cobelligeranza e del-
la sua sostanziale inconsistenza giuridica, cfr. P. Pastorelli, "La cobelligeranza: aspetti
diplomatici dell'attività militare", in L 'Italia in guerra: il4° anno- 1943. Cinquan-
t'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2a guerra mondiale: Aspetti e problemi, a cura di R. H.
Rainero, Gaeta, Stab. Grafico Militare, 1994, p. 461-479. Sull'atteggiamento allea-
to cfr. E. Aga-Rossi, op. cit. p. 200 e M. De Leonardis, op. cit. p. 159-160.
(14) Cfr. C. Delzell op. cit., p. 299; M. De Leonardis, op. cit. 36-7; E. Aga-Rossi, op. cit.
p. 203; D. Stafford, Britain and European Resistance 1940-1945. A survey ofthe Special
Operations Executive, with Documents, London, Macmillan, 1980, p. 192.
(15) C. Delzell, op.cit. p. 298·9. Per l'esattezza, Delzell si riferisce al SOE e alle sue scelte
strategiche generali riguardanti il movimento clandestino europeo.
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