Page 240 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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              della  stessa,  (unita  a  un  certo  fastidio  non  infrequente  negli  ufficiali  di
              professione,  di  qualunque  nazione,  per  la  guerra  irregolare).
                   Questo punto - restando una costante per tutta la durata della guer-
              ra - va sempre tenuto presente con la massima attenzione per evitare pe-
              ricolosi  fraintendimenti,  soprattutto  in  occasione  di  specifici  interventi
              restrittivi alleati che potrebbero apparire più punitivi di quanto non sia-
              no veramente e che vanno invece il più delle volte spiegati anche alla luce
              di un altro fattore di natura militare spesso trascurato: la  minore impor-
              tanza del fronte italiano rispetto ad altri fronti europei e la continua oscil-
              lazione nelle scelte strategiche alleate che  portava a  favorire  ora uno ora
              l'altro,  a  seconda  delle  esigenze  del  momento.06)
                   Meno utile mi sembra voler spiegare questi comportamenti in chia-
              ve strettamente politica: sempre presenti certamente negli alleati, i timori
              del  comunismo resteranno sopiti durante la  campagna d'Italia,  in  nome
              delle  esigenze militari  in  base  alle  quali  era  bene accetto  ogni  aiuto  che
              potesse contribuire ad accelerare la  sconfitta dei  tedeschi.  Le  preoccupa-
              zioni  politiche riemergeranno con  forza  sul finire  della guerra quando  i
              militari poco alla  volta lasceranno il  posto  ai  politici  che già pensavano
              ai  problemi  del  dopo-liberazione.<l7l
                   Un altro aspetto da tenere sempre presente in questo settore,  e più
              in generale nell'analisi dell'operato alleato nella Campagna d'Italia, è quello
              relativo  alla  molteplicità dei  centri decisionali  alleati:  da una parte i co-
              mandi militari grandi e piccoli  (Combined Chiefs  of Staff,  Comando al-
              leato  del Mediterraneo,  comandi  di  armata,  ecc.)  dall'altra  i politici,  (si
              pensi al ruolo svolto da Murphy e, soprattutto, da Macmillan, emblemati-
              ci  del diverso  peso  avuto  dal Foreign Office  rispetto al Dipartimento di
              Stato); né vanno dimenticati i contrasti che caratterizzarono i rapporti fra
              inglesi e americani su entrambi i piani e in particolare in un settore che
              rivestÌ un'importanza determinante nell'elaborazione della politica alleata
              verso i partigiani: quello dei servizi segreti dei due paesi, l'Office of Stra-
              tegie Service (OSS), americano, e il britannico Special Operations Execu-
                          8
              tive  (SOE).0 >


              (16)  E. Aga-Rossi, op. cit. p. 205-220, passim; M. Salvadori, Storia della resistenza italiana,
                   Prefazione  di  Riccardo  Bauer,  Venezia,  Neri  Pozza,  1955,  p.  126-7.
              (17)  H.L.  Coles- A.K.  Weinberg, op. cit. p.  526; E.  Aga-Rossi, op.  cit.  p. 225-6; M.  De
                  Leonardis,  op. cit.  p.  49-50,  74.
              (18)  Su questi aspetti cfr. E. Aga-Rossi, op. cit.  p. 198-9 e 203 e sg.  per quanto riguarda
                   i servizi segreti e le polemiche fra gli Alleati; M.  De Leonardis, op.  cit.; D. Stafford,
                  op. cit.  p.  191  e  sg.;  C.  Delzell,  op. cit.  p.  199  e  sg.









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