Page 240 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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232 GIUSEPPE CONTI
della stessa, (unita a un certo fastidio non infrequente negli ufficiali di
professione, di qualunque nazione, per la guerra irregolare).
Questo punto - restando una costante per tutta la durata della guer-
ra - va sempre tenuto presente con la massima attenzione per evitare pe-
ricolosi fraintendimenti, soprattutto in occasione di specifici interventi
restrittivi alleati che potrebbero apparire più punitivi di quanto non sia-
no veramente e che vanno invece il più delle volte spiegati anche alla luce
di un altro fattore di natura militare spesso trascurato: la minore impor-
tanza del fronte italiano rispetto ad altri fronti europei e la continua oscil-
lazione nelle scelte strategiche alleate che portava a favorire ora uno ora
l'altro, a seconda delle esigenze del momento.06)
Meno utile mi sembra voler spiegare questi comportamenti in chia-
ve strettamente politica: sempre presenti certamente negli alleati, i timori
del comunismo resteranno sopiti durante la campagna d'Italia, in nome
delle esigenze militari in base alle quali era bene accetto ogni aiuto che
potesse contribuire ad accelerare la sconfitta dei tedeschi. Le preoccupa-
zioni politiche riemergeranno con forza sul finire della guerra quando i
militari poco alla volta lasceranno il posto ai politici che già pensavano
ai problemi del dopo-liberazione.<l7l
Un altro aspetto da tenere sempre presente in questo settore, e più
in generale nell'analisi dell'operato alleato nella Campagna d'Italia, è quello
relativo alla molteplicità dei centri decisionali alleati: da una parte i co-
mandi militari grandi e piccoli (Combined Chiefs of Staff, Comando al-
leato del Mediterraneo, comandi di armata, ecc.) dall'altra i politici, (si
pensi al ruolo svolto da Murphy e, soprattutto, da Macmillan, emblemati-
ci del diverso peso avuto dal Foreign Office rispetto al Dipartimento di
Stato); né vanno dimenticati i contrasti che caratterizzarono i rapporti fra
inglesi e americani su entrambi i piani e in particolare in un settore che
rivestÌ un'importanza determinante nell'elaborazione della politica alleata
verso i partigiani: quello dei servizi segreti dei due paesi, l'Office of Stra-
tegie Service (OSS), americano, e il britannico Special Operations Execu-
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tive (SOE).0 >
(16) E. Aga-Rossi, op. cit. p. 205-220, passim; M. Salvadori, Storia della resistenza italiana,
Prefazione di Riccardo Bauer, Venezia, Neri Pozza, 1955, p. 126-7.
(17) H.L. Coles- A.K. Weinberg, op. cit. p. 526; E. Aga-Rossi, op. cit. p. 225-6; M. De
Leonardis, op. cit. p. 49-50, 74.
(18) Su questi aspetti cfr. E. Aga-Rossi, op. cit. p. 198-9 e 203 e sg. per quanto riguarda
i servizi segreti e le polemiche fra gli Alleati; M. De Leonardis, op. cit.; D. Stafford,
op. cit. p. 191 e sg.; C. Delzell, op. cit. p. 199 e sg.
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