Page 242 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
P. 242

234                                                       GIUSEPPE  CONTI

              tere,  alternativo al governo del  sud che  insieme  al  re  rappresentava  per
                                                                                 2
              gli  Alleati  il  garante  del  rispetto  degli  armistizi  firmati  in  settembre.< ll
                   Con la liberazione di Roma e il proseguimento dell'avanzata nell'Ita-
              lia centrale si apre la seconda fase che durerà fino all'inverno '44-45. Ora
              cambia completamente lo  scenario: gli  alleati entrano a  contatto con un
              mondo per loro completamente nuovo, finora  soltanto intravisto al di là
              delle linee: quello  della  realtà partigiana autentica e  di  massa. Si  scopre
              che il movimento di resistenza può offrire ai fini dello sforzo bellico qual-
              cosa di più del modesto contributo di azioni di sabotaggio che finora gli
              è stato richiesto. Questa linea di tendenza procederà con delle oscillazioni
              talora consistenti legate all'andamento complessivo delle operazioni mili-
              tari in Italia e in Europa fino al gennaio-febbraio '45 quando - come det-
              to - in concomitanza col diminuito interesse per la resistenza cresceranno
              le  preoccupazioni  di  natura  politica  legate  alla  stessa.
                   Dopo la prima fase di attenzione, manifestata all'inizio dell'estate quan-
              do i comandi alleati speravano di poter concludere rapidamente la guerra
              (non a caso è in questi mesi che sono concepiti anche i "Gruppi di com-
              battimento"),  seguì  una brusca  caduta di  interesse in ottobre-novembre
              in concomitanza  con  lo  spostamento  dell'attenzione al  fronte  balcanico:
              è in questo clima che viene concepito il proclama "Alexander", episodio
              che in passato ha provocato molte polemiche, ma sul quale non riteniamo
              necessario soffermarci più di tanto dopo che la  storiografia ne  ha ormai
              definitivamente chiarito,  da un lato  la  natura prettamente militare,  dal-
              l'altro quei limiti dei quali parlavamo all'inzio manifestati dagli alleati nel
              comprendere la  natura stessa della Resistenza e l'animo del  combattente
                         22
              partigiano. < >
                   Si  trattò certamente di un momento  tra i più neri  per la  resistenza
              italiana, che peraltro di lì a poco in conseguenza di un ritorno di interesse


              (21)  Sulla diffidenza degli Alleati per la confusione esistente nel campo italiano, cfr. H.L.
                   Coles- A.K.  Weinberg, op.cit.  p.  526-7; M. De Leonardis, op. cit. p.  131  e  136-7;
                   M.  Salvadori,  op. cit.  p.  129-130,  sottolinea  che  il  personale  inglese  e  americano
                   - spesso composto da elementi giovani - incaricato di tenere i contatti con i parti-
                   giani, trovò notevoli difficoltà nell'impatto con la  politica italiana e,  più in genera-
                   le, europea considerate " ... un mistero ...  un enigma indecifrabile"; comprensibile
                   perciò  il  loro  sollievo quando a  partire dal giugno  '44 nacque il  CVL,  finalmente
                   l'interlocutore  unico  con  il  quale  trattare.
              (22)  Cfr.  E.  Aga-Rossi,  op. cit. p. 209 e sg.,  alla  quale fa  riferimento anche C.  Pavone,
                   Una  guerra  civile. Saggio  storico  sulla  moralità  nella  Resistenza.  Milano,  Bollati Borin-
                   ghieri,  1991,  p.  667,  nota  32.








   III-VOLUME-SESTO-anno.indd   234                                                     22/03/16   09:41
   237   238   239   240   241   242   243   244   245   246   247