Page 255 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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LOTIA DEI PARTITI E QUESTIONI ISTITUZIONALI 247
tra i poteri, a tutto danno della Corona. Il D.L. Luogotenenziale n. 151
del 2 5 giugno 1944, in particolare, gettò le basi del futuro esautoramento
dell'istituto regio. Se l'art. 3 precisava che ministri e sottosegretari avreb-
bero giurato "sul loro onore di esercitare le loro funzioni nell'interesse su-
premo della nazione e di non compiere fino alla convocazione dell'assemblea
costituente atti che comunque pregiudichino la soluzione della questione
istituzionale", non poteva sfuggire che tale formula costituiva in sé un primo
grave vulnus per la monarchia, giacché per decreto luogotenenziale veniva
cancellato il giuramento di fedeltà al Re sicché la legittimità della Corona
risultava formalmente sospesa.
Di più: il Luogotenente sottoscrisse che ''dopo la liberazione del ter-
ritorio nazionale le forme istituzionali sarebbero state scelte dal popolo
italiano, che a tal fine avrebbe eletto a suffragio universale diretto e segre-
to una assemblea costituente per deliberare la nuova costituzione dello Sta-
to": enunciato che (a quale titolo?) sospendeva l'efficacia dello Statuto,
annullando il "25 luglio". La " neutralità" sulla questione istituzionale di
ministri quali Alberto Cianca, Stefano Siglienti, Pietro Mancini, Fausto
Gullo, lo stesso Giovanni Granchi (vent'anni dopo esser stato sottosegre-
tario al Lavoro nel governo Mussolini) non poteva che essere mera finzio-
ne, mentre il comunista Palmiro Togliatti che spiegava il rinvio della sua
soluzione non faceva che differire la liquidazione della monarchia: obiet-
tivo che andava perseguito lasciando libero corso alla propaganda spic-
ciola, dai toni violentissimi soprattutto nelle regioni ancora sottoposte alla
Repubblica sociale, ove la stampa socialcomunista e del Partito d'azione
si sentiva impegnata a battere in irruenza, determinazione e intransigenza
quella stessa della Repubblica Sociale Italiana. Né la prospettiva mutò con
il secondo governo Bo nomi ( 12 dicembre 1944), anche se - per calcolo
personale più che per scrupolo formale - il presidente aveva presentato
le dimissioni al Luogotenente anziché al Comitato centrale di liberazione
nazionale, che si arrogava una sorta di diritto d'investitura dei governi
e di quanto ne promanava. Ai precedenti ministri già di dichiarato orien-
tamento repubblicano s'aggiunsero, infatti, il comunista Mauro Scoccimar-
ro, ministro per l'Italia occupata, già ripetutamente in netto contrasto con
Togliatti, vicepresidente del Consiglio non solo da lui sospettato di acco-
modantismo, Mario Cevolotto alle Poste e, alla Guerra, proprio uno tra
i non molti liberali repubblicani: il subalpino Manlio Brosio. Al culmine
della crisi, l'aiutante di campo del Re, generale Paolo Puntoni dovette an-
notare che "i partiti di sinistra urlavano a destra e a manca che soltanto
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