Page 259 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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LOTIA DEI  PARTITI  E QUESTIONI  ISTITUZIONALI                    251

               tava Puntoni il  14 febbraio  1945 -siamo relegati nel silenzio. È una vita
               da esilio e Sua Maestà sente il peso di questa tremenda solitudine. Tutto
               dà a credere che il Re  è ormai un personaggio fuori  del mondo, staccato
               dalla vita del Paese in cui, per strana ironia della sorte, è ancora Sovrano.
               Ciò che succede a Roma, per noi, è quasi oggetto di mistero. Ci giungono
               le voci di tutte le calunnie, di tutti gli attacchi spietati della stampa d' op-
               posizione.  Il  Re  è divenuto il  parafulmine su cui si  scaricano tutte le  re-
               sponsabilità", in spregio non solo della conclamata "tregua istituzionale"
               ma,  ciò  che  più conta,  del  conto  in  cui  i vincitori  avrebbero  tenuto  un
               Paese  che  si  privava  degli  istituti  titolati  a  stipulare  la  pace.
                    Pressoché privo di contatti con Vittorio Emanuele III, il Luogotenen-
               te- che molti osservatori deploravano venisse sempre più separato e qua-
               si  contrapposto  al  Re  - non  aveva  comunque modo  di  frenare  l'azione
               dell'Alto  commissariato per l'epurazione,  operante ai  sensi  del  DDL 27
               luglio 1944 n.  15 9 e che, come noto, prevedeva la punizione secondo l'art.
                118 del Codice penale di "coloro che avevano promosso o diretto il colpo
               di Stato del  3 gennaio  1925  e coloro che avevano  in seguito contribuito
               con atti rilevanti a mantenere in vigore il regime fascista" e il deferimento
               a "un'alta Corte di giustizia composta di un presidente e di otto membri,
               nominati dal Consiglio dei Ministri fra alti magistrati in servizio o a ripo-
               so e fra altre personalità di rettitudine intemerata"  dei gerarchi del fasci-
               smo, da colpire con l'ergastolo e "nei casi di più grave responsabilità, con
               la morte". L'Art. 8, comma 3, di tale DDL sancì la "decadenza dalla cari-
               ca", per decisione dell'Alta corte anzidetta, dei membri di Assemblee legi-
               slative  o  di  enti  ed  Istituti  che  con  i  loro  voti  o  atti  contribuirono  al
               mantenimento del regime fascista ed a rendere possibile la guerra", senza
               pregiudizio delle sanzioni di cui al decreto, in quanto applicabili. Per ef-
               fetto di tale disposizione, il 7 agosto  1944 l'Alto commissario, Carlo Sfor-
               za, deferì all'Alta Corte ben 309 dei 426 senatori in carica, suddividendoli
               in  categorie  secondo  la  sua  personale valutazione  di  uomini  e  fatti.  I  9
               senatori che erano stati ministri, i 27 già sottosegretari di Stato; i 7 presi-
               denti e vicepresidenti del Senato; i 3 presidenti e vicepresidenti della Ca-
               mera dei deputati dopo il 9 gennaio formarono il primo gruppo, indiziato
               di colpa gravissima. Un secondo comprese i 25 senatori già presidenti de-
               gli  uffici  e gli  11  di  commissioni legislative.  Un terzo  incluse  i  64 patres
               di recente nomina o non convalidati. Del quinto entrarono a far parte tre
               senatori non convalidati ma imposti all'Assemblea dopo l'abolizione della
               convalida  senatoria,  affiancati  dai  15  senatori  che  nel  settembre  1943
               s'erano  schierati  per  il  governo  Mussolini.








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