Page 263 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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LOTI'A DEI PARTITI E QUESTIONI ISTITUZIONALI 255
Il 23 febbraio 1946lo schema venne approvato con 178 voti favore-
voli e 84 contrari. A ben vedere, mentre i votanti rappresentavano circa
il60% dei componenti dell'Assemblea, i voti favorevoli sommavano a poco
più del 40% dei consultori. Mai una così esigua percentuale di membri
di un'Assemblea esercitò altrettanta influenza sulla storia di un Paese a
democrazia rappresentativa. D'altronde molti consultori aspiravano a tra-
dursi in Convenzione repubblicana. Le proposte dell'Assemblea vennero
recepite quasi al completo da un governo che, dal dicembre 1945 presie-
duto dal democristiano Alcide De Gas peri, dopo il naufragio dell' effime-
ro governo Parri, contava repubblicani militanti in tutte le posizioni chiave:
il socialista Giuseppe Romita agl'Interni affiancato dal democristiano Giu-
seppe Spataro; Pietro Nenni alla Costituente, con sottosegretari il comu-
nista Giorgio Amendola e illiberale Giustino Arpesani; l'azionista Alberto
Cianca al ministero per le relazioni con la Consulta, in sostituzione di
Alberto Cianca, del suo stesso partito, subentrato a sua volta a Manlio
Brosio; Palmiro Togliatti alla Giustizia, Mauro Scoccimarro alle Finanze,
Manlio Brosio alla Guerra, Riccardo Lombardi ai Trasporti e il democri-
stiano dichiaratamente repubblicano Mario Scelba a Poste e Telecomuni-
cazioni - un ministero destinato a un ruolo di rilievo in vista e nel corso
di votazioni di tanta importanza -, Giovanni Granchi all'Industria, l'a-
zionista Luigi Gasparotto all'Assistenza postbellica (grande collettore di
consensi), U go la Malfa, già azionista e, all'epoca, di Concentrazione de-
mocratica, al Commercio estero, affiancato dall'azionista Mario Bracci,
rettore dell'Università di Siena. Non era certo da quel governo che il Luo-
gotenente potesse attendersi né speciale attenzione per le speranze dei mo-
narchici né la "neutralità" nel "superiore interesse del paese" prescritta
ai ministri dal più volte ricordato DDL 151 del 25 giugno 1944.
Il 16 marzo 1946 venne dunque emanato il DDL 98, il cui art. 1°
stabilì che, contemporaneamente all'elezione della Costituente, il "popo-
lo" sarebbe stato chiamato a "decidere, mediante referendum, sulla for-
ma istituzionale dello Stato (Repubblica o Monarchia)" formula che sin
dall'enunciato, proponendo l'esistente al nuovo, esprimeva la predilezio-
ne del governo per il mutamento istituzionale. Taluno ha osservato che
la controfirma del decreto da parte del Luogotenente comportò in sé la
frattura radicale tra l'età dello Statuto e un nuovo ordine, qualunque fosse
l'esito del referendum, giacché, quanto meno, esso sanciva la dissoluzione
del sistema sorto dalla fusione tra concessione dello Statuto e plebisciti
celebrati negli anni 1848-70. In realtà il DDL del 16 marzo 1946 non
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