Page 265 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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LOTIA DEI  PARTITI  E QUESTIONI  ISTITUZIONALI                    257

               istituzionale, che d'altronde esulava dalle sue competenze: essa assolse non-
               dimeno al compito di mettere in evidenza l'immensa mole di materie sulle
               quali lo Statuto taceva e che dovevano trovare risposta nella nuova Carta
               costituzionale e  in  tal guisa  pose  in evidenza  l'anacronismo  dell'ordina-
               mento statutario e delle forze  che si  attardavano a difenderlo, !ungi dalla
               "costituzione materiale"  insorgente.
                    Molto  prima che venisse  demandata alla  consultazione  popolare la
               scelta istituzionale venne dunque pregiudicata o quanto meno pesantemente
               condizionata da una lunga corposa serie di innovazioni, tutte di segno net-
               tamente repubblicano, puntualmente avallate dalla  controfirma del Luo-
               gotenente. In tale contesto emerse in tutta la  sua gravità l'isolamento cui
               il "Principe di Piemonte" -come Umberto di Savoia veniva menzionato
               negli atti pubblici rilevanti, che sistematicamente ignoravano invece la de-
               nominazione di  " principe ereditario", quasi a insinuare una cesura irri-
               mediabile tra il Re e il Luogotenente - si venne a trovare soprattutto per
               l'impedimento dal quale fu vulnerato il grosso dei senatori del Regno, che
               erano anche i 'quadri' degli Ordini sui quali si  reggeva tradizionalmente
               la  Corona:  un sistema  di  'valori'  anzi  e  più  che  un  mosaico  di  'diritti'.
                    Dall'indomani della cessazione delle ostilità, quando non era più ne-
               cessario sospingerli a procacciarsi benemerenze nella lotta di Liberazione,
               come già abbiamo  ricordato,  essi  vennero  dichiarati  decaduti  dal rango
               per aver concorso all'avvento del regime e all'ingresso dell'Italia in guer-
               ra:  misura epurativa che  non si  circoscriveva alla  rimozione dalla  carica
               ma aveva effetti sulla capacità giuridica, traducendosi, per esempio,  nel-
               l'incompatibilità con  cariche  direttive  in  consigli  di  amministrazione di
               aziende private e di enti pubblici, nell'indisponibilità del patrimonio e in
               altri gravi riflessi vessatori. Non sorprende che la preoccupazione prima-
               ria di quanti furono colpiti da siffatte pene abbiano posto al vertice delle
               loro  premure non già le  sorti  della  Corona - che  parve loro  inesorabil-
               mente  segnata  - bensì  la  propria  personale:  il  recupero  delle  posizioni
               sociali  ed  economiche,  a  scapito  di  quelle  politiche,  ormai consegnate a
               un'epoca ritenuta definitivamente chiusa. I ricorsi presentati dai senatori
               'epurati' per ottenere la revisione della sentenza dell'Alta Corte di Giusti-
               zia  significativamente  non  accennano  mai  (o  quasi mai)  a  speciali  titoli
               di merito acquisiti nei confronti della Corona e degl'istituti su di essa im-
               perniati. Non solo.  La  stessa partecipazione all'attività del Senato vi ven-
               ne solitamente sminuita o ridotta a interventi in dibattiti meramente 'tecnici'
               o all'espletamento di funzioni conseguenti. Di più. I ricorrenti solitamente








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