Page 383 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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1945:  L'ANNO ZERO  DELL'ECONOMIA  ITALIANA                       375

               stampate da alleati dell'una e dell'altra parte per pagare le truppe impe-
               gnate in Italia. La  notevole quota di denaro tesoreggiato (gli esperti, esa-
               gerando,  ipotizzavano  che  il  tasso  di tesoreggiamento  in alcune  regioni
               arrivasse al 50 per cento) e pertanto sottratto alla circolazione o deposita-
               to presso istituti di credito rappresentava un potenziale economico destrut-
               turante  e  un formidabile  fattore  d'inflazione.
                   Secondo le stime di Di Fenizio, dal2luglio 1943 al16 dicembre 1944,
               la circolazione monetaria era passata da 101,3 a 325,5 miliardi. Da parte
               sua,  Mario Ferrari Aggradi ipotizzava una massa monetaria di  240 mi-
               liardi alla  quale si andavano aggiungendo  assegni circolari a  taglio fisso
               per circa  20 miliardi ed emissioni  mensili  del  comando tedesco  e  dello
               stato repubblicano per circa 16 miliardi. Un dato, quest'ultimo, che trova
               riscontro  anche nel  diario di Luigi  Binaudi  (17  febbraio  1945) dove le
               emissioni  in essere  nel Nord Italia  venivano  valutate  15  miliardi circa.
                    Il divario  crescente  fra  l'incremento  della  capacità di  spesa,  conti-
               nuamente alimentata dall'ingente disavanzo statale e  non più frenata da
               un sia pur imperfetto "circuito dei capitali", assieme al progressivo rare-
               farsi delle scorte di beni di consumo, fecero sì che, nel triennio 1942-45,
               prezzi all'ingrosso e costo della vita aumentassero rispettivamente di 13,5
               e di  14,7 volte.  In questo senso, l'esperienza italiana divergeva  notevol-
               mente da quella di altri paesi europei per i quali disponiamo di informa-
               zioni: in Francia i due indicatori raddoppiarono mentre in Gran Bretagna
               rimasero  pressoché stabili.  (l)
                    Accanto agli inevitabili effetti inflativi sui prezzi di una crescita fuo-
               ri controllo della massa monetaria, soprattutto al Sud, due altri fattori de-
               stabilizzanti erano all'opera. Un primo fattore, di carattere strutturale, era
               dato dalla crescente inadeguatezza del sistema fiscale a fronteggiare l'esi-
               genza d'incrementare il gettito derivante dall'imposizione. Durante gli anni
               di guerra il  prodotto  nazionale  reale  era diminuito mentre,  per contro,
               quello  misurato in moneta  era  sensibilmente aumentato  tanto  per l'im-
               missione in circolazione di nuovi mezzi di pagamento, quanto per il rea-
               lizzo  di plusvalenze monetarie e  per l'incremento  della  spesa  pubblica.
                    Le pietre angolari del sistema fiscale allora in vigore erano le imposte
               sui terreni,  sui fabbricati e  sulla  ricchezza  mobile.  Quest'ultima colpiva
               i redditi prodotti da quanti erano attivi nel settore secondario (artigianato


               (l)  A. Caracciolo, La banca d'Italia tra l'autarchia e la guerra  1936-1945, Bari-Roma, 1992,
                  p.  130.








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