Page 385 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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1945: L'ANNO ZERO  DELL'ECONOMIA  ITALIANA                        377

               tempo di guerra, non si  può fare a meno di notare una consistente dimi-
               nuzione di tutte le maggiori produzioni. Tanto da assegnare all'anno 1945
               un primato negativo  nelle  serie  storiche elaborate dall'ISTAT dalla fine
               dell'800. Rispetto alle medie annue calcolate per il quinquennio 1940-44,
               un periodo tutt'altro  che  favorevole  alla  crescita  dell'economia,  i  valori
               del 1945 sono tutti sensibilmente inferiori. Il primato negativo spetta allo
               zucchero, ridottosi del 95 % . Il raccolto di patate quasi dimezzò, la carne
               bovina macellata diminuì del43 % , il raccolto di mais del42 % , l'olio d'o-
               liva del40, il pollame del 38, come il frumento: la base dell'alimentazione
                                                                   4
               della  popolazione  italiana,  il  vino  e  il  latte del  17 % .<>
                    Gli effetti del crollo dell'offerta di derrate alimentari vennero aggra-
               vati dalla mancanza di linee di comunicazione, dal raddoppio delle tariffe
               ferroviarie, a partire dalla metà di novembre del '44, e da una rigogliosa
               espansione del "mercato nero". Nelle ultime settimane del 1944 il prezzo
               del pane era di  5  lire al chilo  e quello della  pasta di  7.  Due mesi dopo,
               nel febbraio  del  '45,  all'indomani dell'abolizione del prezzo politico del
                                                                           5
               pane,  i  prezzi  rimbalzarono  rispettivamente a  14  e  a  21  lire.<>
                    Le conseguenze della crescita incontrollata della massa monetaria si
               erano fatte sentire soprattutto nel Mezzogiorno, dove i controlli ammini-
               strativi sugli scambi dei beni di prima necessità non erano mai stati rigo-
               rosamente applicati e dove speculazione e mercato nero, facendo lievitare
               i prezzi a dismisura, generavano tensioni sociali al limite del tollerabile.<6>
               Una situazione, questa, che pur non sfuggendo all'attenzione delle massi-
               me autorità monetarie non era facilmente controllabile a causa del ridotto
               spazio di manovra del quale esse disponevano.  Il 6 ed il  10 marzo  1945
               Luigi Einaudi confidava sconsolatamente al suo diario: "Sembra che nelle
               Puglie e particolarmente a Taranto i dollari di occupazione facciano aggio
               sino al 120 %  sul loro prezzo nominale. Anche a Bari i prezzi stanno au-
               mentando. Nei ristoranti il pasto è sulle 300 lire, i formaggi sono cresciu-
               ti da 30 di un anno fa a 1000 lire il Kg ... Nelle Puglie non vi furono grossi
               danni di guerra ... In generale la regione ha avuto nel 1944 una produzio-
               ne superiore alla media ... Vi è molta prosperità in giro.  Parecchia gente



               (4)  G. Rey (a cura di), I conti economici dell'Italia, l. Una sintesi delle fonti ufficiali 1890-1970,
                  Roma-Bari,  1991, p .  108 e  55.
               (5)  F.  Di Fenizio,  cit.,  p.  89.
               (6)  M. De Cecco, "La politica economica durante la ricostruzione", in]. S. Woolf, Italia
                  1943-1950.  La ricostruzione,  Bari,  1974,  p.  285.








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