Page 390 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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affrontando il problema del personale e potenziando i tributi esistenti in
modo tale da accrescere le entrate statali, aumentandone la capacità di
spesa e sottraendo nel contempo potere d'acquisto ai contribuenti più ric-
chi che avrebbero impiegato preziose risorse in consumi voluttuari. 2) Col-
pire con imposte e tasse i valori correnti dei beni e dei servizi, enormemente
cresciuti dal 1943, ritarando percentuali e massimali imponibili dei tri-
buti esistenti. 3) Affrontare e risolvere il problema della tassazione dei red-
diti agrari di guerra. Inasprire le imposte sui consumi di beni voluttuari
come tabacco, alcolici, dolciumi. 4) Adeguare i prezzi dei servizi pubblici
- poste e ferrovie innanzitutto - alla perdita di valore della moneta. 5)
Abolire il controllo amministrativo sui prezzi, sui canoni e sui fitti, in mo-
do da favorire un riequilibrio di costi e prezzi quale indispensabile pre-
messa all'avvio del piano di ricostruzione. 6) Ridare al tasso di sconto la
originaria funzione di selezionatore dei prestiti concessi dal sistema credi-
tizio alle imprese.
Gli esperti immaginarono che, dopo la fine della guerra, per tre o
quattro anni i prezzi non avrebbero cessato di crescere; tendenza questa
che era indispensabile disciplinare e condizionare attraverso una politica
di difesa elastica della moneta stabilendo anche adeguate parità con le due
maggiori valute estere: il dollaro e la sterlina. Il cambio del primo venne
orientativamente fissato a 100 lire e quello della sterlina a 400. Prezzi,
salari ed affitti sarebbero inevitabilmente aumentati, ma con un ritmo mi-
nore rispetto a quello tenuto dalla massa della moneta circolante. A giudi-
zio dei tecnici era comunque indispensabile mantenere costante la spesa
globale del Paese, intesa come la somma della spesa pubblica e di quella
dei privati. Alla costanza della spesa avrebbe dovuto accompagnarsi un
suo orientamento verso la ricostruzione e la reintegrazione del capitale tec-
nico nazionale e vl:rso esborsi creatori di reddito, eliminando, nel limite
del possibile, le spese orientate al mero consumo di ricchezza.
Nella valutazione e negli auspici di Libero Lenti, l'impegnativa ope-
ra di ricostruzione dell'economia nazionale non avrebbe preteso meno di
dieci anni, indispensabili per permettere al paese di portarsi ad un reddi-
to nazionale, misurato in valori costanti, di 135 miliardi, sufficiente ad
assicurare un reddito medio pro-capite identico a quello che era stato rea-
lizzato nel 1938, quando la popolazione italiana contava 44 milioni di
persone contro i 48 che ci si aspettava nel 1954, a condizione, però, che
due milioni di italiani emigrassero all'estero attivando fra l'altro un prov-
videnziale flusso in entrata di valute pregiate sotto forma di rimesse.
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