Page 392 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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               perdite di manodopera del settore patite durante la guerra, 300 mila avreb-
               bero trovato impiego nel variegato terziario,  500 mila si sarebbero siste-
               mati all'estero e 500 mila avrebbero rimpiazzato altrettante lavoratrici che,
               cessata  la  condizione di  emergenza  bellica,  col  fare  ritorno  fra  le  pareti
               domestiche  avrebbero lasciato  spazio  alla  forza  lavoro  maschile.05l
                   La pace sociale venne riconosciuta come uno dei requisiti fondamen-
               tali perché arridesse successo al programma di ricostruzione. Tutte le classi
               avevano un comune interesse: ripristinare il più rapidamente possibile il
               capitale  tecnico  distrutto  o lesionato  dalla  guerra  in  modo  da  ritornare
               a produrre tutto il reddito reale che era allora alla portata del sistema eco-
               nomico  nazionale.  Gli esperti del CLNAI arrivarono inoltre, a  ravvisare
              la necessità di accordare ai lavoratori dell'industria una qualche forma di
               partecipazione alla vita aziendale; per esempio mediante l'organizzazione
               di commissioni interne e di rappresentanze dei quadri nei consigli di am-
               ministrazione delle società anonime. Non si dimentichi che una consistente
               porzione della grande industria era controllata dallo Stato. Scrisse Libero
               Lenti nel suo esemplare studio intitolato  Elementi economici per un  "Piano"
              di ricostruzione nazionale:  "non che nutra molte illusioni sulla capacità delle
               forze del lavoro di sostituirsi o di integrare quelle imprenditoriali, ma per
               porre piuttosto di fronte all'effettiva comprensione dei problemi della  ri-
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               costruzione". 0 >
                   L'allocazione di risorse scarse esigeva soprattutto che  nel procedere
               all'opera di  ripristino produttivo i tecnici incaricati dai politici e lasciati
               liberi di  decidere e di  agire  procedessero avendo  ben chiaro che i linea-
               menti dell'industria italiana avrebbero dovuto attagliarsi alle nuove con-
               dizioni  nazionali  ed internazionali  post belliche piuttosto che  restaurare
               le strutture pre-belliche. Antonio Pesenti, economista e ministro delle Fi-
               nanze nel gabinetto Bonomi, in carica dal dicembre 1944 al giugno 1945,
               in un breve quanto intenso articolo, attirava l'attenzione sul problema d'i-
               dentificare i settori industriali nei quali dimensioni ed organizzazione pro-
               duttiva  fossero  in grado di  assicurare un'efficienza adeguata a  sostenere
                                                                                  7
               la concorrenza delle industrie di altri Paesi sui mercati internazionali. 0 >
                   Una politica di razionale ricostruzione del nostro apparato produtti-
               vo avrebbe comportato inevitabilmente l'eliminazione degli impianti che


               (15)  Ibidem.
               (16)  Ibidem,  p.  148.
               (17)  A.  Pesenti,  Struttura  e avvenire della  nostra  industria,  in  Rinascita,  Anno  II  (1945),
                   n.  9-10,  p.  234-37.








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