Page 96 - Fiori della Pietraia - Invenzioni e Sviluppo delle tecnologie durante la Grande Guerra
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Per Plinio lo zolfo vivo era quello mai fuso; la calce sen-
               za dubbio viva, era ossido di calcio, dalla violenta reazio-
               ne esotermica di spegnimento. Dettagli che non spiegano
               però il fenomeno descritto: per avvenire la combustione
               sott’acqua oltre a un combustibile é necessario un combu-
               rente, l’ossigeno, e l’idratazione dell’ossido di calcio non
               ne fornisce affatto! A Livio la questione non importava e,
               meno ancora, l’esatta composizione delle torce: la sua spie-
               gazione da cronista mirava soltanto a negare la natura mi-
               racolosa del portento. Per noi, invece, resta assodata la di-
               sponibilità, agli inizi del secondo secolo a.C., di miscugli
               chimici solidi capaci di bruciare immersi. Se alla peculiari-
               tà si fosse associato un rallentamento dell’emissione dei gas
               combusti, si sarebbe ottenuta una discreta spinta, compor-
               tandosi la semplice torcia da endoreattore! Concetto non
               del tutto ignoto, poiché spesso si sarà osservato una car-
               cassa rigonfia e galleggiante sull’acqua iniziare a correre,
               quando forata da una freccia, per la fuoriuscita dell’aria.
                 Delle torce inestinguibili non troviamo più ulteriori men-
               zioni: di certo non svanirono ma, come le invasate matro-
               ne, tornarono nel quiescente anonimato. Labile traccia della
               loro sopravvivenza è forse la cosiddetta candela romana, noto
               gioco pirotecnico e, non a caso, ad antesignani giochi piro-
               tecnici in chiusura di spettacoli circensi, sembrano riferirsi
               alcuni strani versi di Claudio Claudiano, 370-405, che recita-
               no: ”i fuochi volanti, che per loro natura non possono fermarsi,
               sicuri e senza arrecare alcun danno partono dalle pacifiche tor-
               ri”.  Sensato identificare in fuochi volanti razzi pirotecnici
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               lanciati da alte strutture lignee, simili al Brindellone che dal   tuoni e lampi in aria molto più orribili di quelli operati dal-
               XV secolo é fatto esplodere dinanzi a S. Maria del Fiore, con   la natura, giacché una piccola quantità acconciamente pre-
               mortaretti, girandole e lanci di cartocci da volare, rudimen-  parata e del volume di un pollice rumoreggia e lampeggia
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               tali razzi a polvere pirica a scopo ludico. Con il VII secolo   in modo straordinario”.  Ed affermava che per: “provocare
               e la terrificante comparsa del fuoco greco si ha la ragionevo-  un tuono e dei lampi quando vorreste, non avreste che da
               le certezza, per la presenza tra le componenti di zolfo, calce   prendere dello zolfo, del nitro e del carbone, i quali sepa-
               viva, polvere di carbone e salnitro, dell’embrionale esistenza   ratamente non hanno alcun effetto, ma mescolati insieme e
               della polvere pirica. Miscuglio che costipato in una canna,   chiusi in qualcosa di cavo e occluso fanno rumore più del
                                                                             24
               se acceso l’avrebbe fatta volare con l’inconfondibile stridio.  tuono”.  Nella ricetta per non rivelare l’impiego del carbo-
                 Per molti storici, i Cinesi furono i primi a costruire tali   ne lo celò con un anagramma: Sed tanem salis petrae [salni-
               ordigni ed a servirsene nei combattimenti, stabilizzandone   tro] lur vopo vir CaN utriet [= carvonu pulveri trito: polve-
               il volo con una lunga bacchetta posteriore. Il che non esclu-  re di carbone tritato] sulphuris [polvere di zolfo], et sic facies
               de l’autonoma invenzione anche in Occidente: di razzi, del   tonitrum [così si produce il tuono].
               resto, a partire dal XIII secolo se ne trova menzione negli   Precauzione ormai inutile, non essendo più la polvere ne-
               scritti d’alcuni alchimisti. Di essi il più noto, frate Ruggero   rastra un segreto per nessuno, facendosene mortaretti e trac-
               Bacone, 1214-1292, scriveva nel 1249: “esservi miracoli che   chi, in cartocci di pergamena ripiegati più volte. La vera no-
               pur sono effetti naturali, perciocché si possono generare

                                                                       23  r. baCoNe, De secretis Operibus Artis et Naturae et de Nullitatae
               22  Da  Claudio  ClaudiaNo,  Panegyricus Dictus Mallio Theodoro   Magiae.
               Consuli.                                                24  r. baCoNe, Opus Majus, 1267.




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