Page 193 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
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ANNI TRENTA                                          193





























                  Modello senza fori. Questo tipo è una via di mezzo tra il modello 31, di cui ha ereditato l’imbottitura
                              a cuscinetti, e il 33, di cui ha ereditato la calotta (collezione dell’Autore)


                  Discorso leggermente diverso va fatto su tutte quelle sperimentazioni, che andavano invece
               nella direzione di recuperare la vanagloriosa romanità imperiale del soldato fascista. Una parte
               di questi esemplari mostra modifiche consistente delle falde laterali o posteriore, creando un
               ventaglio di tipologie, alcune probabilmente influenzate dalla coeva distribuzione del nuovo
                                                                                         268
               modello 35 tedesco. Tra questi nel 1939 il cosiddetto Galenico o  Galeanico  era abbastanza
               simile a quelli dell’ormai alleato germanico. Fu indossato per la prima volta nel primi mesi del
               1940, in occasione di una parata della Milizia, di cui rimase raro accessorio. Non è ancora ben
               chiara la genesi e lo sviluppo di questo modello. Si sa tuttavia che ne sono stati prodotti po-
               chissimi esemplari e di massima se ne parla prevalentemente a proposito delle poche fotografie
               rintracciate.
                  Altra tipologia su cui soffermarsi è il Tipo Romano e varianti, allestiti dalla Smalteria & Me-
               tallurgica Veneta di Bassano del Grappa.  Esistono alcuni esemplari custoditi presso il Museo
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               della guerra e della pace-Collezione de Henriquez del Comune di Trieste. Si caratterizza da
               falde posteriori allungate o pittoresche creste di legno. Fu lo stesso Mussolini e il sottosegreta-
               rio alla Guerra Alberto Pariani ad occuparsi di persona dell’iniziativa, cercando e proponendo
               soluzioni estetiche alle calotte proposte. Le ricerche storiche operate da Cappellano e Pierallini
               hanno evidenziato che tali sperimentazioni non finirono con l’ingresso dell’Italia nelle ostilità.
               Tra il 1941 e il 1942 altri modelli, realizzati con un acciaio autarchico, sarebbero dovuti arri-
               vare presso alcuni depositi reggimentali e scuole centrali, per essere valutati nell’efficienza e
               nell’efficacia. Alla fine della sperimentazione, si doveva pure rispondere ad alcune domande:

                  «Resiste agli urti accidentali, cadute, ecc.? Reca disturbo alla testa quando lo si porta per
               molte ore consecutive? Produce eccessivo riscaldamento del capo sotto forte sole e dopo lunghe
               marce? Durante i movimenti rapidi si mantiene assestato? Ostacola la visibilità? E’ di ostacolo
               al puntamento ed al tiro con le varie armi e nelle varie posizioni del tiratore? E’ di ostacolo



               268 Sul nome di questo modello molto si è disquisito in tempi recenti, dovendo per forza di cose prendere in con-
                   siderazione il romanesimo fanatico, operato dal fascismo.
               269 P. Marzetti, Elmetti-Helmets, op. cit, pp. 226-227.
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