Page 241 - I 100 anni dell'elmetto italiano 1915-2015 - Storia del copricapo nazionale da combattimento
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SECONDA GUERRA MONDIALE                                     241


               Picchetto d’onore del personale del Corpo
               Aeronautico Italiano con il tipico fregio in
                 occasione dell’anniversario della Marcia
                          su Roma (Belgio, 28/10/1940)



                  Diversamente  da  quanto  espresso
               nei vari precedenti carteggi esamina-
               ti, che escludevano a priori l’utilizzo
               dell’elmetto per il personale di volo,
               si  ha  riscontro  in  questo  contesto  di
               un utilizzo degli elmetti metallici an-
               che per il personale dei bombardieri.
               Alcune  fotografie,  custodite  presso
               l’Imperial  War Museum di Londra,
               raffigurano  aviatori  della  Royal  Air
               Force  in  Inghilterra  con  alcune  pre-
               de belliche italiane, tra cui esempla-
               ri di modello 33. Ciò dimostrerebbe,
               quindi, l’abitudine di alcuni equipaggi
               italiani di utilizzare gli elmetti anche
               in volo, così che quelli del personale
               abbattuto divenissero – diversamente
               dalle intenzioni – per il nemico curio-
               so feticcio da esibizione.
                  Nel frattempo anche in Patria, la Regia Aeronautica iniziò ad essere equipaggiata di coprica-
               pi metallici. Nello specifico essi facevano parte dell’uniforme per i servizi armati non di parata,
               che per gli ufficiali equivaleva a quella da campo con l’aggiunta del cinturone di cuoio con
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               spallaccio e – in caso di accompagnamento di truppa – appunto dell’elmetto.  Per tali esigenze
               il 31 agosto 1940 l’Ispettorato di commissariato di Forza Armata chiese ai comandi ZAT (Zona
               Aerea Territoriale) il quantitativo di elmetti metallici strettamente necessario per la protezione
               antiaerea, limitatamente al personale addetto alle armi di difesa o che, per altro motivo, potesse
               considerarsi particolarmente esposto in caso di incursione. Venne specificato che gli elmetti non
               erano comunque dotazione individuale, ma materiale di reparto. Per le unità in Egeo e in Libia
               si propose di richiederli ai locali enti dell’Esercito.  La Direzione generale dei servizi del ma-
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               teriale e degli aeroporti chiarì poi che, nel personale da conteggiare, ci dovevano essere pure
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               gli avieri delle squadre pompieri.  Avendo ottenuto i riscontri richiesti dagli aeroporti e dai
               depositi vari, a settembre lo Stato Maggiore dell’Aeronautica conteggiò 898 elmetti totali (778
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               per servizi antiaerei e 120 per pompieri) da richiedere al ministero della Guerra.  Dopo diversi
               solleciti, il 18 dicembre la Direzione di commissariato della III ZAT comunicò di aver ricevuto


                   Armi», n. 50, aprile 1995, pp. 60-62, in cui si ipotizza un preventivato utilizzo dell’elmetto in modo interforze
                   per via della tonalità grigio-verde.
               369 A. Viotti, Ordinamenti, uniformi e distintivi dell’Aeronautica Militare Italiana 1909-1985, op. cit., tomo II,
                   pp. 221, 531-533.
               370 AUSAM, SMA I Rep. 1° versamento, b. 60, f. 171, foglio 21268 di Straziota del 31/8/1940.
               371 Ivi, foglio 051/2310 di Maceratini del 4/9/1940.
               372 Ivi, foglio 06441/5 di Padovani del 7/9/1940.
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