Page 12 - Il Corpo di spedizione italiano in Cina 1900-1905 - Organizzazione, uniformi e distintivi
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12 Il Corpo dI SpedIzIone ItalIano In CIna - 1900-1905
di veder gli stranieri che occupavano zone vietate da secoli a tutti i comuni mor-
tali; la parata si svolse il 28 agosto alla presenza dei comandanti militari, degli
stati maggiori, delle rappresentanze diplomatiche e dei reparti di tutte le nazioni
riuniti di fronte alla porta sud della Città Imperiale davanti ai quali, nelle prime
ore del mattino, sfilò con le bandiere al vento, accompagnata dal suono delle
fanfare e dalle salve dei cannoni, un’imponente colonna composta da russi,
inglesi, indiani, giapponesi, francesi, tedeschi, austriaci, americani e dai reparti
di marinai italiani, tra i quali la compagnia da sbarco del “Fieramosca”, giunti
a Pechino il 27 agosto al comando del capitano di corvetta Manusardi.
Nei giorni seguenti si tornò piano piano alla normalità, continuando i ra-
strellamenti nella città e nei dintorni per rendere sicuro il territorio, ripristinare
il telegrafo danneggiato e mantenere libere le strade e la ferrovia da Tientsin
in attesa degli altri contingenti di truppa, tra cui il Corpo di spedizione italiano
sbarcati nel frattempo.
A partire dal mese di ottobre i nostri reparti di stanza a Pechino furono utiliz-
zati - come gli altri contingenti internazionali – per operazioni di polizia contro
le cittadine di provincia che più si erano rese responsabili di azioni delittuose
contro gli stranieri, i missionari e gli indigeni convertiti e quindi tra la fine del
1900 ed i primi del 1901 vennero effettuate incursioni su villaggi e cittadine, tra
cui Chan-Hai-Tuan, Pao-Ting-Fu, Ku-nan-Hsien, Kalgan e Ping-ku-shien alle
quali parteciparono la fanteria, i bersaglieri ed i marinai con l’ausilio della neo
costituita batteria da montagna.
Il 4 ottobre due compagnie di bersaglieri e una di marinai con una forza
complessiva di 470 uomini, marciando a tappe forzate, attaccarono Chan-Hai-
Tuan e dopo numerosi assalti obbligarono il nemico a ritirarsi in disordine,
lasciando sul terreno armi e munizioni.
Terminate le operazioni i nostri reparti rimasero in attesa di ordini riordinan-
do il materiale ed esercitandosi in un poligono aperto vicino al Palazzo d’Esta-
te, riorganizzando i servizi, ripristinando le strade e riparando molte costruzioni
destinate ad alloggio per la truppa e gli ufficiali.
Il 21 gennaio del 1901 le truppe italiane entrarono a Tientsin occupando
insieme agli austriaci il sobborgo della città cinese nella parte compresa fra la
concessione russa, la linea ferroviaria e la sponda sinistra del fiume Pehi-Ho ed
ottenendo in seguito in esclusiva la parte orientale di tale superficie, racchiusa
tra il fiume ed una porzione di terreno di proprietà delle ferrovie imperiali ci-
nesi.
Nel frattempo, i rappresentanti delle grandi potenze ed i plenipotenziari ci-
nesi avviarono i negoziati di pace che furono complicati e lunghi come d’abi-
tudine quando si trattava con i cinesi, tanto che il 22 dicembre i diplomatici di
undici nazioni presentarono una nota unitaria di 12 articoli che, se accettata,
avrebbe finalmente permesso la firma di un trattato definitivo ma che non ebbe

