Page 8 - Il Corpo di spedizione italiano in Cina 1900-1905 - Organizzazione, uniformi e distintivi
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8 Il Corpo dI SpedIzIone ItalIano In CIna - 1900-1905
corsa da reparti russi, inglesi e da un plotone di marinai italiani che la liberaro-
no il 26 giugno la colonna riprese la sua marcia, contando però 62 morti - tra i
quali cinque marinai italiani, il sottocapo Vincenzo Rossi, il trombettiere Ovi-
dio Painelli ed i cannonieri Filippo Basso, Alberto Autuori e Cesare Sandroni
- e 232 feriti tra i quali otto marinai italiani.
A questo punto della vicenda le pressioni esercitate dall’opinione pubblica
europea ed americana impressionata dai reportage dei propri corrispondenti, le
uccisioni di numerosi missionari ma soprattutto la difesa degli interessi econo-
mici e dell’orgoglio nazionale, imposero alle potenze mondiali un intervento in
grande stile al quale concorsero Francia, Inghilterra, Germania, Austria, Russia
e Giappone mentre l’Italia aderì all’iniziativa solo dopo una serie di passaggi
parlamentari.
Il 5 luglio 1900 il Ministero della Guerra inviò in Cina gli incrociatori “et-
tore Fieramosca” e “Vettor Pisani” e le Regie Navi “Vesuvio” e “Stromboli”
che costituirono la “Divisione Navale Oceanica” comandata dall’Ammiraglio
Camillo Candiani, che innalzò la sua insegna sul “Fieramosca” alla quale fece
seguito il Corpo di spedizione del Regio Esercito posto agli ordini del colon-
nello Vincenzo Garioni e costituito da un battaglione di fanteria comandato
dal tenente colonnello Tommaso Salsa, da uno di bersaglieri comandato dal
maggiore Luigi Agliardi, da una batteria di mitragliatrici, da un distaccamento
misto del genio, da un ospedaletto da campo, da un drappello della sussistenza
e da una sezione di Carabinieri Reali per un totale di circa 2.000 effettivi.
La spedizione partì da Napoli il 19 luglio 1900, a bordo dei piroscafi “Min-
ghetti”, “Giava” e “Singapore” salutata dal Re Umberto I che pochi giorni più
tardi venne assassinato a Monza.
La forza del nostro contingente era ridotta rispetto a quella inviata delle altre
nazioni impegnate nella missione di soccorso; basti pensare che la Francia inviò
oltre 10.000 uomini, la Germania 4.000, l’Inghilterra, pur essendo impegnata in
guerra contro i Boeri nel Transwaal, inviò due divisioni coloniali composte da
reparti indiani, la Russia e il Giappone un Corpo d’Armata ciascuna e gli Stati
Uniti circa seimila soldati di stanza nelle Filippine appena tolte alla Spagna.
La forza complessiva alleata, che fu posta al comando del maresciallo te-
desco von Waldersee, ammontava ad un totale di circa 70.000 uomini con 165
cannoni e un migliaio di “coolies”, portatori cinesi.
Mentre le truppe di Seymour ripiegavano verso Tientsin, a Pechino i Bo-
xers avevano concluso l’accerchiamento del quartiere delle Legazioni e della
cattedrale del Pe-Tang in cui si erano rifugiate 3.500 persone protette da 41
marinai in tutto, 30 francesi ed 11 italiani, contro i quali si scatenò l’attacco dei
ribelli che incendiarono le legazioni belga ed olandese peraltro abbandonate

