Page 6 - Il Corpo di spedizione italiano in Cina 1900-1905 - Organizzazione, uniformi e distintivi
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6                                        Il Corpo dI SpedIzIone ItalIano In CIna - 1900-1905


            che monsignor Favier, capo delle missioni cattoliche, temendo un attacco alla
            chiesa presidiata da pochi uomini appartenenti al contingente francese, chiese
            rinforzi alla Legazione italiana che, considerato il gran numero di profughi e la
            presenza di suore anche italiane, decise di inviare un drappello di 11 marinai al
            comando del sottotenente di vascello Angelo Olivieri.
               Messi in allarme dalle informazioni ricevute e soprattutto dall’inerzia delle
            autorità imperiali che sfiorava la connivenza con i rivoltosi, i rappresentanti
            del Corpo Diplomatico rinnovarono le richieste di aiuto ai rispettivi governi
            ed ai comandanti delle forze navali i quali, dopo alcune discussioni, organiz-
            zarono una spedizione di soccorso guidata dall’ammiraglio inglese Sir Edward
            Seymour che partì il 10 giugno da Tientsin su cinque treni, a bordo dei quali
            vi erano oltre 2.000 uomini appartenenti ad otto nazionalità - 915 inglesi, 512
            tedeschi, 312 russi, 157 francesi, 111 statunitensi, 54 giapponesi, 42 italiani e
            26 austriaci – dotati di artiglieria e di mitragliatrici.
               Le truppe, che portavano con sé anche il materiale necessario a riparare la
            linea ferroviaria, erano attese a Pechino per il giorno seguente ma la mattinata
            dell’11 giugno trascorse senza che arrivassero treni e quindi, vista l’assoluta
            mancanza di notizie, il cancelliere della Legazione giapponese Sugiyama ritor-
            nò alla stazione nel pomeriggio ma appena sceso dalla carrozza venne assassi-
            nato da soldati dell’esercito regolare cinese.
               A questo grave episodio fece seguito due giorni più tardi l’ingresso a Pechi-
            no delle bande dei Boxers che distrussero tutto massacrando chiunque incon-
            travano sulla loro strada, incendiando le case dei missionari, quelle degli inse-
            gnanti stranieri presso l’Università imperiale, la sede delle Dogane e la grande
            cattedrale dell’Est, in cui morirono un sacerdote francese insieme a numerosi
            convertiti ed attaccando nella notte la Legazione Austriaca, dalla quale furono
            respinti dal picchetto di guardia.
               Il convoglio dell’ammiraglio Seymour, che era in ritardo sulla tabella di
            marcia perché costretto a continue fermate per riparare i danni causati alla linea
            ferroviaria, il 12 luglio subì un violento attacco da parte dei Boxers vicino a
            Lang-Fang, cui ne seguirono altri nei giorni seguenti tra cui l’occupazione ed
            il danneggiamento del ponte di ferro sul Pei-Ho nei pressi di Hwang-tsun, il
            che impedì i rifornimenti da Tientsin costringendo il Seymour a ritornare ad
            Hwang-tsun per tentare di raggiungere Pechino via fiume, ma un altro violento
            attacco di regolari cinesi effettuato a Lang-Fang contro il treno occupato dal
            contingente tedesco, durante il quale caddero un ufficiale e cinque nostri ma-
            rinai, lo costrinse alla ritirata su Tientsin abbandonando momentaneamente al
            loro destino gli assediati di Pechino.

               Nel frattempo i Boxers ed i regolari cinesi, oltre alle incursioni contro le
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